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I MISTERI SULLA LA MORTE DI CESARE: UN COMPLOTTO PIÙ COMPLESSO DI QUANTO SI PENSI

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L'assassinio di Giulio Cesare, dipinto da William Holmes Sullivan, c. 1888
L’assassinio di Giulio Cesare, dipinto da William Holmes Sullivan, c. 1888

La versione ufficiale: Per secoli, la storia ci ha raccontato che due senatori romani, Bruto e Cassio, ordirono il complotto per assassinare Giulio Cesare alle Idi di marzo. Ma nuove ricerche mettono in luce un possibile scenario alternativo, in cui il vero architetto dell’assassinio sarebbe stato uno dei più grandi alleati di Cesare: Decimo Bruto Albino.

Il ruolo di Decimo Bruto: Decimo era un uomo di fiducia di Cesare, un compagno d’armi e luogotenente fedele. Tuttavia, tra il 45 e il 44 a.C., qualcosa cambiò. Forse fu la delusione per non aver ricevuto onori pari ad altri luogotenenti, o l’ascesa del giovane Ottaviano, nipote di Cesare. Oppure, ancora, Decimo potrebbe aver visto nell’assassinio l’unica possibilità di fermare la deriva autoritaria di Cesare e restaurare la Repubblica.
Qualunque sia la ragione, Decimo passò dalla parte dei congiurati.

Un complotto impeccabile: Grazie alla sua posizione nella cerchia ristretta di Cesare, Decimo fornì informazioni cruciali ai congiurati. Inoltre, il suo controllo su una compagnia di gladiatori garantì la sicurezza dell’operazione.

Le motivazioni degli assassini: Non solo Bruto e Cassio, ma anche altri congiurati come Trebonio erano ex sostenitori di Cesare, delusi dalla sua deriva autoritaria. Bruto, in particolare, era combattuto tra l’amore per la moglie Porzia, figlia del nemico di Cesare Catone, e il suo senso di dovere verso la Repubblica.

L’esecuzione: I Il 15 marzo del 44 a.C., Cesare fu assassinato con pugnali nella Curia di Pompeo, non al Foro Romano come si pensa comunemente. L’assenza della sua guardia del corpo lo rese vulnerabile all’attacco dei congiurati.

Le conseguenze: La morte di Cesare non portò alla restaurazione della Repubblica come speravano i congiurati. Innescò invece una guerra civile che portò all’ascesa di Ottaviano come primo imperatore romano.

Giulio Cesare: un uomo controverso e la sua morte misteriosa

Dipinto di Augusto e Cesare, da Tiziano
Dipinto di Augusto e Cesare, da Tiziano

Nel 44 a.C., Gaio Giulio Cesare era all’apice del suo potere e della sua fama. Politico populista, abile scrittore e condottiero ineguagliabile, aveva conquistato la Gallia, invaso la Britannia e la Germania, e infine sconfitto i suoi nemici in una guerra civile che sconvolse il Mediterraneo.

Ora, la sua sfida era riconciliare i Romani e convincere i repubblicani più intransigenti ad accettare il suo dominio come dittatore. Un compito arduo, che si sarebbe rivelato fatale.

La prima fonte dettagliata sull’assassinio di Cesare indica Decimo Bruto Albino come il vero leader della congiura. A pochi decenni dalle Idi di marzo, Nicola di Damasco, studioso e burocrate al servizio di Augusto, scrisse una biografia del primo imperatore romano, in cui descrisse l’assassinio di Cesare.

Per lungo tempo, gli storici hanno ignorato la versione di Nicola, considerandolo poco affidabile a causa del suo legame con Augusto. Tuttavia, recenti studi hanno rivalutato il suo lavoro, riconoscendolo come un brillante studioso della natura umana.

Inoltre, una serie di lettere tra Decimo Bruto e Cicerone, scritte dopo l’assassinio, offre nuovi spunti sulla cospirazione. Insieme a queste lettere, la testimonianza di Nicola ci permette di ricostruire un quadro più completo di questo evento cruciale e di dare a Decimo Bruto il ruolo che gli spetta nella storia.

La congiura contro Cesare: un intreccio di ambizioni e tradimenti

John Gielgud e James Mason nei ruoli di Bruto e Cassio nel film Giulio Cesare di Joseph L. Mankiewicz, 1953
John Gielgud e James Mason nei ruoli di Bruto e Cassio nel film Giulio Cesare di Joseph L. Mankiewicz, 1953

A differenza di Bruto e Cassio, Decimo Bruto Albino era un uomo molto vicino a Cesare. Aveva combattuto al suo fianco durante la guerra civile, dimostrando lealtà e abilità. Tuttavia, tra il 45 e il 44 a.C., qualcosa cambiò. Le ragioni precise rimangono oscure, ma possiamo ipotizzare che l’ambizione e il malcontento per la crescente autocrazia di Cesare abbiano giocato un ruolo chiave.

Le possibili motivazioni di Decimo

Forse Decimo nutriva rancore e risentimento per non essere stato messo alla pari con altri luogotenenti, o per la nomina di Ottaviano come erede di Cesare. Oppure, ancora, l’ascesa di Cesare a dittatore a vita potrebbe averlo spinto a considerarlo un tiranno da fermare.

Il ruolo chiave di Decimo nella congiura

Qualunque fosse la ragione, il suo coinvolgimento fu determinante. Decimo era l’unico cospiratore nella cerchia ristretta di Cesare, una posizione che gli permise di fornire informazioni cruciali ai congiurati e di coordinare la loro azione. Inoltre, controllava una compagnia di gladiatori che garantì la sicurezza dell’operazione.

Cesare e la deriva autoritaria

Nel frattempo, Cesare si comportava sempre più come un dittatore. Aveva accumulato cariche e poteri eccezionali, esautorando il Senato e le magistrature repubblicane. La sua nomina a Dittatore a vita e l’aspirazione a diventare re, alimentarono il timore di una monarchia ereditaria.

Le due anime della congiura

I congiurati erano un gruppo eterogeneo, mossi da diverse motivazioni. Alcuni, come Bruto e Cassio, erano repubblicani convinti che vedevano in Cesare un tiranno da eliminare. Altri, come Decimo, erano mossi da ambizioni personali e dal desiderio di ridimensionare il potere di Cesare.

Bruto e Cassio: due figure controverse

Bruto, figlio di Servilia, amante di Cesare, aveva inizialmente sostenuto Pompeo. Dopo la sua sconfitta, si era riconciliato con Cesare, ottenendo favori e cariche. Tuttavia, il suo matrimonio con Porzia, figlia di Catone, acerrimo nemico di Cesare, lo spinse a riconsiderare la sua posizione.

Cassio, invece, era un veterano della guerra civile che nutriva un profondo odio per Cesare e per il suo regime.

La congiura prende forma

I piani per assassinare Cesare iniziarono a circolare già nell’estate del 45 a.C., ma la congiura vera e propria si formò solo nel febbraio del 44 a.C. Vi aderirono almeno 60 uomini, tra cui politici, senatori e militari.

Un complotto complesso e rischioso

Il piano era semplice ma audace: assassinare Cesare durante una seduta del Senato alle Idi di marzo (15 marzo). L’esecuzione richiedeva una meticolosa pianificazione e una perfetta sincronia tra i congiurati.

Le Idi di marzo: la morte di Cesare

Il 15 marzo del 44 a.C., il piano fu messo in atto. Cesare fu pugnalato a morte durante una seduta del Senato. La sua morte sconvolse Roma e aprì un nuovo capitolo nella storia della Repubblica.

L’assassinio di Cesare: un’analisi dettagliata

Geraldine Hakewill ed Ewen Leslie nel Giulio Cesare della Sydney Theatre Company, 2021. Foto: Daniel Boud
Geraldine Hakewill ed Ewen Leslie nel Giulio Cesare della Sydney Theatre Company, 2021. Foto: Daniel Boud

Precisione militare e professionalità

Il successo dell’assassinio di Cesare fu il risultato di una pianificazione meticolosa e di un’esecuzione impeccabile. La partecipazione di generali esperti come Decimo Bruto, Cassio e Trebonio garantì una precisione quasi militare. Gli assassini scelsero di colpire di persona, evitando di assoldare sicari, dimostrando la serietà del loro intento. Inoltre, l’assassinio avvenne durante una seduta del Senato, trasformandolo in un atto pubblico e non in una vendetta privata.

La scelta delle armi

L’utilizzo di pugnali militari, al posto di spade, riflette la natura professionale dell’operazione. I pugnali erano più facili da nascondere e maneggiare in uno spazio ristretto. Inoltre, il pugio, il pugnale militare in dotazione ai legionari, era considerato un’arma onorevole. I sostenitori di Cesare tentarono di screditare gli assassini definendoli criminali comuni che usarono lame infami, ma Bruto stesso fece una contromossa propagandistica: emise una moneta che celebrava l’assassinio con due pugnali militari.

Luogo e contesto

L’assassinio non avvenne nel Foro Romano, come vuole la tradizione, ma nella Curia di Pompeo, a quasi due chilometri di distanza. La scelta di questo luogo era strategica: Decimo, grazie ai giochi gladiatori in corso nel teatro adiacente, poteva disporre di una forza di sicurezza di riserva.

La vulnerabilità di Cesare

Nonostante la i suoi bodyguard, Cesare era vulnerabile all’interno della Curia. La sua decisione di congedare la guardia del corpo al ritorno alla vita civile e la consuetudine di ammettere solo senatori alle sedute lo rendevano un bersaglio facile.

L’attacco e le ultime parole di Cesare

Gli assassini attaccarono con rapidità e precisione, isolando Cesare prima di colpirlo. La tradizione che lo vuole pronunciare la frase “Et tu, Brute?” è un’invenzione rinascimentale. Le fonti antiche riportano che egli si rivolse a Bruto in greco, dicendo: “Anche tu, figlio mio?” sottolineando la sua delusione per il tradimento di un giovane a cui era affezionato. Cesare tentò di difendersi, ferendo Casca con il suo stilo, ma fu sopraffatto e morì a causa di 23 pugnalate.

Un enigma storico: La morte di Cesare rimane un enigma affascinante, con nuove interpretazioni che continuano ad emergere. La figura di Decimo Bruto come possibile mente del complotto aggiunge un ulteriore livello di complessità a questa vicenda, invitandoci a riconsiderare le nostre certezze sulla storia romana.

Domande aperte:

  • Quali furono le vere motivazioni di Decimo Bruto?
  • Che ruolo ebbero altri personaggi come Marco Antonio e Lepido?
  • Come influenzò la morte di Cesare il corso della storia romana?

La ricerca continua: Nuovi studi e il ritrovamento di nuove fonti potrebbero un giorno svelare definitivamente i segreti che avvolgono la morte di Giulio Cesare.

Bruto e il fantasma di Cesare, dal Giulio Cesare di Shakespeare, Atto IV Scena 3
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