- I poemi omerici: la cultura dell'Asia Minore
- L'ascesa della poesia epica
- Valore storico dei poemi omerici
- Abitudini alimentari
- Uso e fabbricazione di metalli
- Commercio
- Architettura e belle arti
- Società omerica e Governo
- Prima religione e morale omerica
- Gli dei dell'Olimpo
- Le dee dell'Olimpo
- Destino dopo la morte
- L'Etica dell'età omerica
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La guerra di Troia fu una delle guerre più importanti nella storia della Grecia arcaica, combattuta tra i Greci e i Troiani. È conosciuta principalmente attraverso l’ Iliade , un poema epico scritto dall’antico aedo greco Omero. Provocata dal rapimento di Elena, regina di Sparta, da parte del principe troiano Paride. In risposta, Menelao, suo marito, organizzò con suo fratello Agamennone una spedizione che riunì la maggior parte dei re greci, assediando Troia e ottenendo finalmente la vittoria dopo diversi anni. La guerra di Troia è l’ambientazione in cui si svolge l’epopea omerica dell’Iliade, che presenta gli dei e gli eroi greci e troiani. Questa guerra probabilmente ebbe davvero luogo, anche se i resoconti che ne sono stati fatti in seguito, hanno sicuramente cambiato molto i fatti storici. Secondo i testi, ma anche in base agli studi archeologici, avvenne intorno al 1200 a.C, vale a dire circa 3200 anni fa.
I poemi omerici: la cultura dell’Asia Minore
Veniamo ora a considerare un’altra fase della prima civiltà della Grecia, cioè quella che è rappresentata nei poemi omerici. La prima cosa che dobbiamo osservare riguardo a questi testi è il fatto che furono prodotti non nella Grecia europea, dove la cultura micenea aveva raggiunto il suo massimo sviluppo, ma in Asia Minore.
Ricordiamo che in tempi molto antichi l’Asia Minore infatti era stata colonizzata da tribù greche primitive. Abbiamo anche visto che, dopo l’invasione dorica del Peloponneso, molti degli abitanti della Grecia erano stati spinti a migrare verso le coste asiatiche. Troviamo così in Asia Minore due tipi di popolazioni greche:
- Un popolo greco primitivo, discendente dei primi coloni greci.
- Un grosso ceppo di emigranti greci che avevano attraversato il mare Egeo, portando con sé le memorie e le tradizioni dell’età micenea.
Scopriremo che durante il periodo di transizione che seguì l’invasione dorica, l’Asia Minore divenne la sede principale della vita e dell’attività culturale e intellettuale. Tutto ciò, però, non consisteva nel riprodurre le pur notevoli opere dell’arte micenea; consisteva piuttosto nel rievocare le glorie tradizionali di quell’antica civiltà.
L’ascesa della poesia epica
Da questa tendenza a cantare le lodi del passato, nacque la prima forma di poesia greca. Gli aedi della Ionia raccontavano le storie mitiche degli dei, le leggende degli antichi eroi e le tradizioni di Troia e di Micene. Accompagnavano le loro parole con regolari colpi di cetra; e le loro storie fantastiche presero la forma del versetto in esametro e del ritmo.
Il gruppo degli aedi ionici dell’Asia Minore ricevette il nome di “poeti dei cicli”; e il gruppo di poemi narrativi da essi prodotto è noto infatti come “ciclo epico”. Questi canti erano di carattere descrittivo e ispirati da uno spirito eroico; erano pieni di immaginazione, raccontavano le gesta degli dei e degli uomini e gettavano un’aura di mito sul passato.
L’Iliade e l’Odissea
Da questo ciclo di poesie spiccarono i due grandi poemi epici, conosciuti come “Iliade” e “Odissea”, che col tempo divennero espressioni del pensiero e del sentimento popolare, giungendo fino a noi. Essi sono, infatti, considerati da molti critici tra i più grandi poemi epici della letteratura mondiale.
L’Iliade è un poema di guerra e l’Odissea è un poema d’avventura. Il primo descrive le scene finali della guerra di Troia e ruota intorno alla figura di Achille, il figlio di Peleo, che era il re della Tessaglia. Il capo degli eserciti greci era Agamennone, re di Micene, e quindi vi troviamo molte tradizioni che risalgono all’età micenea.
L’Odissea narra di eventi successive alla guerra di Troia, come le peregrinazioni di Odisseo (Ulisse) durante il suo ritorno in patria, a Itaca.
La questione omerica
Questi poemi gettano una luce importante su di un periodo altrimenti oscuro e naturalmente sono stati oggetto di molte ricerche. Omero è esistito davvero? L’Iliade e l’Odissea furono entrambe scritte dalla stessa mano? I due poemi erano originariamente un corpo unico? Oppure erano piuttosto una raccolta di canti differenti e senza alcuna connessione l’uno con l’altro, poi riunite insieme da una abile mano? Queste domande costituiscono i punti principali di quella che viene detta la “questione omerica”. Gli antichi credevano generalmente che i due poemi epici fossero prodotti da uno stesso poeta e che questo fosse proprio Omero. Alcuni critici alessandrini, osservando la differenza tra le due poemi però, cominciarono a sostenere che si trattasse di due aedi diversi. I critici moderni che ognuno dei due poemi fosse una raccolta di canti, originariamente distinti, poi raccolti in una forma coerente durante l’età storica della Grecia. Questi dubbi forse non saranno mai risolti definitivamente. È vero, senza dubbio, che c’erano molti aedi che cantavano le leggende del ciclo troiano in giro per tutta l’Ellade. Ma sembra quasi impossibile che un’epoca possa aver mai prodotto tutta una serie di poeti di tale genio come colui che la tradizione chiama Omero. Forse è più ragionevole credere che si tratti appunto di un unico Omero.
Valore storico dei poemi omerici
Sia che l’Iliade e l’Odissea, dunque, furono il prodotto di uno o di molti poeti, e sono stati composti evidentemente durante il periodo di transizione (probabilmente intorno all’850 a.C.) tra l’età preistorica di Tirinto e Micene e l’età storica di Sparta e Atene.
Sono costituiti in gran parte da leggende e tradizioni ma tuttora valgono anche come documento storico, seppur limitatamente. Infatti le tradizioni non sono necessariamente false e i reperti dell’età preistorica che sono stati via via scoperti, mostrano con quanta fedeltà le memorie della “Micene d’oro” fossero state conservate dalle popolazioni migrate in Asia Minore e furono tramandate proprio dai poemi omerici.
Quindi il valore storico di queste poemi è comunque cospicuo e non consiste semplicemente nella narrazione di eventi tradizionali o in immagini di glorie passate. Ci sono piuttosto anche un gran numero di allusioni alla vita e ai costumi del primo popolo greco.
Omero dipinge il passato con i colori del suo tempo. Dai numerosi riferimenti all’industria e all’arte, alla società e al governo, alla religione e alla morale, possiamo avere una visione completa di quella prima cultura che esisteva tra i greci preistorici dell’Asia Minore e che fu lasciata in eredità agli alleni dei tempi successivi .
È stato detto con forza che mentre l’arte pre-dorica in Europa non è stata sviluppata nel tempo e la successiva arte greca genuina ha seguito strade diverse da quelle di Micene e Orcomeno, la prima poesia dell’Asia Minore è invece rimasta la più autentica espressione della vita greca successiva.
Abitudini alimentari
Possiamo ottenere dai poemi omerici informazioni sull’industria del tempo e sul grado di progresso fatto dai primi greci nell’arte di sopravvivere. Essi testimoniano che la caccia e la pesca erano occupazioni sopravvissute al periodo primitivo, che consumavano carne di animali che si dedicavano all’allevamento ad esempio di mucche, pecore, capre e maiali. Ma la loro principale fonte di cibo derivava dai prodotti agricoli. Coltivavano diversi cereali, come il frumento e l’orzo, da cui ricavavano la farina. Coltivavano anche alcuni frutti, come il fico, l’uva, l’oliva, la pera e la mela. Frutteti e vigneti erano particolarmente apprezzati, non solo per i loro prodotti, ma anche per la loro bellezza. Il vino era la bevanda principale del popolo; ma l’ubriachezza in generale era disprezzata.
Uso e fabbricazione di metalli
I greci di Omero, conoscevano l’uso di almeno sei metalli: oro, argento, piombo, ferro, rame e stagno. La maggior parte di questi erano importazioni da altri territori. Venivano lavorati in modo semplice, con il martello e l’incudine, usando anche il mantice e le pinze. Questi semplici processi sembrano indicare che il lavoro in metallo più fine e più artistico fosse stato modellato da artigiani stranieri. La descrizione di Omero del famoso scudo di Achille (Iliade, Libro XVIII) mostra che il poeta conosceva bene i più bei rilievi fabbricati in Oriente; ma sembra anche dimostrare che non avesse familiarità con i metodi con cui tale lavoro veniva realizzato.
Commercio
I primi greci commerciavano tra loro mediante baratto e misuravano il valore delle loro merci in termini di buoi. Non troviamo alcuna prova che fossero ancora divenuti un vero e proprio popolo commerciale. Ottenevano prodotti stranieri principalmente attraverso i mercanti fenici, che portarono loro quei metalli e quelle altre merci che essi non potevano prodursi da soli.
Architettura e belle arti
Abbiamo scarsa conoscenza degli edifici di questo periodo, che erano senza dubbio semplici e senza pretese. È vero che Omero descrive i palazzi principeschi dell’Argolide, ma questi sono da collegarsi alla vita degli antichi eroi tradizionali che governarono nell’età micenea. Il tempio non era ancora un prodotto caratteristico dell’architettura greca. I popoli vivevano una vita semplice in città di collina e abitavano per lo più all’aria aperta. L’accenno che il poeta fa alle belle arti, agli squisiti calici, ai bei bicchieri, ai candelabri in forma di statuine è connesso con la descrizione degli antichi palazzi, suggerendo l’idea dell’abilità orientale che contraddistingueva gli arredi di quegli antichi e splendidi edifici da tempo ormai caduti in rovina. Tutta questa arte micenea era praticamente un qualcosa che apparteneva alla tradizione, perché l’arte della Grecia storica non era ancora nata.
Società omerica e Governo
Nei poemi di Omero troviamo l’immagine di una società semplice e primitiva, una società simile a quella diffusa tra gli altri primi popoli ariani. L’elemento primario era la famiglia, composta dal padre, che ne era a capo, dalla madre, dai figli e dagli schiavi. Il padre aveva appunto l’intero controllo dei membri della famiglia stessa; era incaricato del culto domestico e delle terre e degli altri beni appartenenti alla sua stirpe. Dalla famiglia nacque il clan, che era semplicemente un gruppo di famiglie legate da legami di sangue e da un culto comune o che riconosceva un antenato comune. Diversi clan potevano unirsi per proteggere una comunità più ampia, chiamata “fratria”. Ma l’organizzazione politica raggiunse la sua forma più completa nella tribù o phylé.
Il Re, il Consiglio e l’Assemblea dello Stato Tribale
La tribù era un insieme di comunità che di solito si stabilivano su una collina fortificata e avevano un governo comune. Alla sua testa c’era il capo (basileus) che presiedeva ai comuni riti religiosi, risolveva le controversie e comandava il popolo in tempo di guerra. Ma il potere del re non era assoluto; era condiviso da un consiglio (boulé), composto dai capi clan o da altri uomini influenti. Questioni di grande importanza, come la dichiarazione di guerra o la distribuzione del bottino, potevano essere affidate al giudizio dell’assemblea (agorà), che comprendeva tutte le persone in grado di portare le armi. Il re, il consiglio e l’assemblea formavano così gli elementi politici dello stato tribale. Quanto siano stati importanti questi elementi nella storia politica della Grecia lo vedremo in seguito.
La Confederazione delle Tribù
Mentre la tribù era il gruppo politico più importante, fin dai tempi antichi vi fu una tendenza di queste diverse tribù a unirsi sotto un capo comune. Ad esempio, nella loro spedizione contro Troia, le tribù greche si unirono sotto Agamennone, re di Micene. Ma un’unione permanente richiedeva una religione comune. Le antiche tribù dell’Epiro, per esempio, si erano radunate intorno all’oracolo di Zeus a Dodona. Le tribù della Tessaglia erano state unite da un culto comune sul Monte Olimpo. Vedremo in seguito altre unioni federali crescere in Grecia. Ma la confederazione, pur basata su una simpatia nazionale, non raggiunse mai il carattere di uno stato nazionale.
Prima religione e morale omerica
Dai poemi omerici possiamo anche ricavare un’idea della prima religione greca. I germi di questa religione esistevano senza dubbio nel culto degli antenati e in quello della natura degli ariani più antichi. I Greci mantennero vivo il culto degli antenati e la famiglia era legata insieme dai sacri riti domestici che da esso derivavano. I gruppi sociali più grandi erano legati insieme dal culto dei poteri della natura. I primi greci, come anche gli indù, vedevano nei cieli, nel sole, nelle nuvole, nel fuoco tremolante, la presenza di esseri soprannaturali. Ma la religione omerica è evidentemente un risultato di precedenti idee religiose che avevano impresso su di essa le caratteristiche peculiari del fertile spirito greco, della sua fantasia e della sua geniale umananizzazione della divinità. I greci vedevano gli déi come esseri simili a loro e uniti tramite loro alla natura, li adoravano nella cornice di una mitologia elaborata e fantasiosa. Il divino e l’umano furono messi in stretta relazione. Gli dei non abitavano in una dimensione inaccessibile, ma sulla cima del monte Olimpo, dove il cielo tocca la terra. Il cerchio divino dell’Olimpo consisteva nelle dodici divinità maggiori sei dei e sei dee. I loro tratti personali sono tratti da Omero e vennero in seguito ad essere opportunamente espressi nelle forme dell’arte greca. La futura cultura della Grecia è così profondamente imbevuta di idee religiose che è bene per noi tenere a mente la personalità delle divinità dell’Olimpo. Studiando il loro carattere dobbiamo capire che non rappresentano solo i poteri della natura, ma che essi sono rivestiti di speciali qualità umane e sono strettamente legati a sfere particolari della vita umana.
Gli dei dell’Olimpo
Possiamo vedere in ciascuno degli dei dell’Olimpo l’unione di alcuni elementi naturali e umani.
- Zeus (Giove) è il dio supremo dei cieli, che raccoglie le nuvole e scaglia i fulmini; ma è anche re e padre degli uomini, e governa le cose del mondo.
- Apollo, il dio della luce del sole: è anche il dio della profezia, il patrono dell’arte e della scienza umana, della poesia, della musica e della medicina.
- Ares (Marte), il dio della tempesta: presiede anche ai conflitti umani, alle guerre e alle battaglie.
- Hermes (Mercurio), il dio del vento: non solo il messaggero alato degli dei, ma anche il patrono delle invenzioni e del commercio, come il maestro dell’astuzia e dell’inganno.
- Poseidone (Nettuno), il dio del mare, che non solo governa l’oceano ma benedice anche l’umanità facendo sgorgare le sorgenti dalla terraferma.
- Efesto (Vulcano), il dio del fuoco: presiede alla lavorazione dei metalli e alle arti dell’industria in generali, tanto utili all’uomo.
Le dee dell’Olimpo
Anche nelle dee dell’Olimpo possiamo vedere come la natura sia messa in relazione con la vita umana.
- Era (Giunone), la dea del cielo: è considerata la fedele sposa di Zeus, l’ideale delle rigorose virtù femminili e la gelosa custode dell’onore del marito.
- Atena (Minerva), la dea della pura luce del giorno: è rappresentata come nata dalla fronte di Zeus; divenne l’ideale della saggezza, del coraggio e dell’onore femminili, aiutando le donne nelle arti domestiche della filatura e del ricamo e ispirando gli uomini all’eroismo in guerra.
- Artemide (Diana), la dea della luna: vaga con i mortali attraverso campi e boschetti, aiutando il viandante nel suo viaggio e il cacciatore nell’attività venatoria.
- Afrodite (Venere), la dea dell’amore: è la personificazione del desiderio e della bellezza umana.
- Demetra (Cerere), la dea della terra: presiede alla crescita del grano ed assiste l’agricoltore.
- Hestia (Vesta), la dea del fuoco: è la custode del focolare, della vita domestica e della felicità.
Divinità Inferiori ed Esseri Mitici
Ma le idee greche del soprannaturale non si limitavano al circolo olimpico, c’erano anche:
- Ade e Persefone (Plutone e Proserpina), il dio e la dea del mondo inferiore
- Dioniso (Bacco), il dio del vino
- Pan (Fauno), il dio dei pastori
- Iris, la dea dell’arcobaleno
- Themis, la dea della giustizia e molti altri.
C’erano anche strani esseri mitici, che vivevano sotto il piano degli dei Titani e dei Giganti: Tritoni e Sirene, Ninfe e Grazie, Demoni e Furie, le nove Muse e le tre Parche, i Satiri e i Fauni, i Centauri e i Draghi.
L’immaginazione greca popolava il cielo, la terra e il mare di esseri soprannaturali. Gli uomini vivevano ovunque nel mezzo di un mondo invisibile.
Destino dopo la morte
L’immaginario religioso dei greci includeva anche immagini sulla vita futura. Alla morte, l’anima viene condotta nel regno dell’Ade, che è il mondo degli spiriti defunti. Al suo ingresso giaceva il cane Cerbero, il mostro a tre teste che impediva agli spiriti di tornare nel mondo superiore. Su sentenza di Minosse, l’anima riceve un posto nell’Eliso, il campo dei beati o veniva condannata nel Tartaro, il golfo del tormento. Le ingegnose torture inflitte a coloro che sono incorsi nell’ira degli dei sono descritte da Omero (Odissea, XI).
Riti religiosi e costumi
Se l’ira degli dei può sfociare in una miseria eterna, la cosa più importante nella vita è conservare il loro favore.
Questa era l’idea che stava alla radice dei riti religiosi dei primi greci.
Si devono offrire preghiere e sacrifici per conservare il favore divino. I sacrifici potevano consistere o in offerte di frutta o grano o nell’uccisione rituali di animali.
La volontà degli dei potrebbe essere accertata mediante divinazione, cioè mediante l’interpretazione di segni presentati da fenomeni naturali, come il volo degli uccelli, il rombo del tuono, ecc.
Un altro modo per comunicare con gli déi, è ricorrere ad un oracolo, stabilito in un luogo fisso, presieduto da sacerdoti o sacerdotesse.
La classe sacerdotale, pur importantissima e potentissima, tuttavia, non raggiunse mai in Grecia una posizione e un’autorità così esclusive come in Oriente.
L’Etica dell’età omerica
I personaggi del periodo omerico non erano migliori e probabilmente neppure peggiori di qualsiasi altro popolo del mondo antico. La loro vita familiare era luminosa e allegra e le donne erano tenute in grande considerazione. Gli uomini erano tanto coraggiosi in guerra quanto qualsiasi altro uomo avrebbe potrebbe esserlo, senza una migliore organizzazione e disciplina di quelle che allora prevaleva. Troviamo esempi di grande abilità individuale, ma troviamo anche casi di crudeltà vendicativa verso il nemico caduto.
I greci erano molto ospitali con lo straniero e ascoltavano la preghiera del supplicante.
Ma erano spesso ingannevoli nei loro affari e consideravano persino la pirateria un’occupazione onorevole.
La questione del giusto e dell’ingiusto era determinata non tanto da un codice morale appropriato, quanto dal timore e dal favore degli dei, che costituivano i moventi più alti della vita umana.
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Il Medioevo ellenico è un periodo della storia Greca che inizia con la caduta dei regni micenei e arriva fino all’inizio dell’VIII secolo a.C. Fu un periodo di violenza, di instabilità e di involuzione culturale. Alla fine di quest’era si diffuse definitivamente la scrittura in tutto il Mediterraneo, ripresero poi gradualmente i collegamenti culturali e commerciali con l’oriente e furono introdotte alcune innovazioni tecniche. Mutò anche il culto dei morti e le forme di sepoltura: la cremazione prese via via il posto della tumulazione in tombe