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L’ORIGINE DELL’UOMO

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Zeus divise il dominio del mondo dopo la vittoria sui titani. A Zeus stesso toccò il Cielo, ad Ade il Mondo Inferiore, Poseidone ebbe l'impero sui mari, ma Zeus avrebbe avuto la suprema autorità su tutti. Egli prese dimora sul'Olimpo, sempre avvolto dalle nebbie. Ma I Giganti, i terribili esseri generati dal sangue di Urano, scesero di nuovo in guerra e ne seguì una lotta lunga e faticosa. Tra i più valorosi vi furono Encelado, Reto e Mimai o Mimante, che, scagliarono contro il cielo massi di roccia e alberi in fiamme, sfidando Zeus.
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Nato sotto un cavolo

Così come esistevano diversi miti sull’origine del mondo, allo stesso modo c’erano anche varie leggende sulla creazione dell’uomo.

La prima credenza naturale del popolo greco era che l’uomo fosse sorto dalla terra. Essi avendo osservato che le tenere piante e i fiori sorgevano dal terreno all’inizio della primavera, ogni anno, e che dopo che il gelo dell’inverno questi scomparivano, ne trassero la naturale conclusione che anche l’uomo doveva essere uscito dalla terra in un modo simile. 

Proprio come le piante e i fiori selvatici, si supponeva che nessuno avesse coltivato il baccello da cui l’uomo nacque e che dunque anche egli somigliasse in qualche modo, nelle sue primitive abitudini, alle bestie selvagge dei campi, non avendo altra dimora se non quella che la natura gli aveva fornito, cioè le grotte nelle cavità delle rocce e le tane nelle fitte foreste, i cui i rami sovrastanti lo proteggevano dalle intemperie.

Nel corso di questo periodo, gli esseri umani primitivi furono educati e civilizzati dagli dèi e dagli eroi che insegnarono loro a lavorare i metalli, a costruire case e altre arti utili alla civiltà. Ma la razza umana divenne nel corso del tempo così degenerata, che gli dèi decisero di distruggerla completamente per mezzo di un diluvio; Deucalione (figlio di Prometeo) e sua moglie Pirra, furono, a causa della loro pietà, gli unici mortali a venire risparmiati da questo cataclisma.

 

Il diluvio

Per ordine di suo padre, Deucalione costruì una nave nella quale lui e sua moglie si rifugiarono durante il diluvio, che durò nove giorni. Quando le acque si ritirarono, la nave si fermò sul monte Othrys in Tessaglia o secondo alcuni sul monte ParnasoDeucalione e sua moglie consultarono quindi l’oracolo di Themis su come ripopolare la razza umana. La risposta fu che dovevano coprirsi il capo e gettare dietro le loro spalle le ossa della madre. Per qualche momento essi rimasero perplessi sull’effettivo significato di quello strano comando oracolare, ma alla fine entrambi convennero che per “ossa della madre” si dovevano intendere le pietre della terra, la madre di tutte le cose appunto. Perciò presero delle pietre dal fianco della montagna e le gettarono dietro le loro spalle. Da quelle scagliate da Deucalione sorsero gli uomini e da quelle scagliati da Pirra le donne.

Col passare del tempo, la teoria dell’Autoctonia (da autos, sè, e chthon, terra) fu gradualmente messa da parte. Questa convinzione si era diffusa nelle epoche più antiche, quando non ancora sorte dottrine religiose di nessun genere; ma nel corso del tempo si iniziò ad erigere dei templi in onore dei diversi dèi e furono nominati dei sacerdoti per offrire loro i sacrifici e amministrarne il culto. 

Questi ministri preposti ai vari riti, erano considerati delle autorità in tutte le questioni religiose. La dottrina che essi insegnavano era che l’uomo fosse stato creato da delle divinità e che si erano succedute nel corso della storia diverse età successive e dunque diverse stirpi uomini;  queste epoche furono chiamate rispettivamente l’Età dell’Oro, dell’Argento, di Bronzo ed Età del Ferro.

Le quattro Età: Oro, Argento, Bronzo, Ferro

La vita nell’Età dell’Oro era un ciclo incessante di piaceri sempre ricorrenti, non funestati da alcun dolore o da alcuna preoccupazione. I fortunati mortali che vissero in questo momento felice, condussero delle esistenze pure e gioiose, senza pensare al male e senza commettere errori. La terra produceva frutti e fiori senza fatica, in abbondante rigoglio, e la guerra era sconosciuta. Questa esistenza deliziosa, simile a quella degli dèi, durò per centinaia di anni e quando alla fine la vita degli individui sulla terra volgeva al termine, la morte posava su di essi la sua mano così dolcemente, che questi scomparivano in modo indolore, come presi in un sogno felice, continuando la loro esistenza come spiriti custodi nell’Ade, impegnati a vegliare e proteggere coloro che avevano amato e lasciato sulla terra. 

L’età dell’Oro – Lucas Cranach il vecchio

Gli uomini dell’Età dell’Argento vivevano a lungo e nel corso della loro infanzia, che durava anche essa un centinaio di anni, essi soffrivano di cattiva salute e di estrema debolezza. Quando finalmente diventavano uomini, vivevano poco tempo, perché erano sempre pronti a lottare gli uni contro gli altri, né rendevano gli onori dovuti agli dèi e furono quindi banditi nell’Ade. Là, a differenza degli esseri dell’Età dell’Oro, non esercitavano alcun controllo benefico sui loro cari rimasti sulla terra, ma vagavano come spiriti irrequieti, sempre sospirando per i piaceri perduti di cui avevano goduto in vita.

Gli uomini dell’Età del Bronzo erano una razza di esseri completamente diversa: tanto forti e potenti erano quelli dell’Età dell’Argento, quanto deboli e fiacchi quelli di questa età. Tutto ciò che possedevano era di bronzo; le loro armi, i loro strumenti, le loro dimore e tutto ciò che essi avevano fabbricato. Le loro anime sembravano assomigliare a quello stesso metallo al quale essi attribuivano un grandissimo valore; le loro menti e i loro cuori erano duri, ostinati e crudeli.

Condussero una vita piena di lotte e contese, tutte cose che comparvero allora per la prima volta nel mondo, dove fino a quel momento non si era conosciuta altro che la pace e la tranquillità. Tra queste sventure, sorse il flagello della guerra ad esempio. In verità questi uomini erano felici solo quando si combattevano tra di loro. Fino a quel momento Themis, la dea della giustizia, aveva vissuto a contatto con l’umanità, ma ormai esasperata dalle azioni malvagie che vedeva sotto i suoi occhi compiersi ogni giorno, abbandonò la terra e se ne andò verso il cielo.

Veniamo ora agli uomini dell’Età del Ferro. La terra, non più feconda come un tempo, dava i suoi frutti solo con molta fatica e molto lavoro. Avendo la dea della giustizia lasciato appunto gli uomini a sé stessi, non veniva esercitata più nessuna influenza sufficientemente potente sull’umanità, tale da indurla a preservare la Madre Terra da ogni sorta di rapacità e di sfruttamento, così come nessun timore frenava più gli atti delittuosi e i crimini. Questa condizione col passare del tempo peggiorò a tal punto, che alla fine Zeus, nella sua ira, liberò tutti corsi d’acqua dall’alto dei monti e sommerse, annegandolo, ogni singolo individuo appartenente a questa razza malvagia, eccetto i già citati Deucalione e Pirra .

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Prometeo (greco: Προμηθεύς, trad.: Promēthéus, "prescienza"), nella mitologia greca, è un titano (di seconda generazione), figlio di Giapeto (figlio di Urano; un incesto tra Urano e Gaia) e fratello di Atlante, Epimeteo e Menezio. Alcune fonti citano sua madre come Teti, mentre altre, come lo Pseudo-Apollodoro, indicano l'Asia orientale, chiamata anche Climene, figlia di Oceano. Era un difensore dell'umanità, noto per la sua astuta intelligenza, responsabile di aver rubato il fuoco ad Estia e di averlo dato ai mortali. Zeus, che temeva che i mortali diventassero potenti come gli stessi dei, lo avrebbe poi punito per questo crimine, lasciandolo legato ad una roccia per tutta l'eternità mentre una grande aquila mangiava ogni giorno il suo fegato - che si rigenerava il giorno dopo. Il mito è stato affrontato da diverse fonti antiche (tra cui due grandi autori greci, Esiodo ed Eschilo), in cui Prometeo gioca un ruolo cruciale nella storia dell'umanità.

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