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PRIMA DI COLOMBO E DI MAGELLANO: PITEA L’ESPLORATORE DELL’ANTICHITÀ

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La pirateria nel Mediterraneo antico è il primo esempio di criminalità marittima, cioé attacchi di imbarcazioni da parte di gruppi navali armati. Fin dall'inizio della storia, si sono registrate ondate di pirateria nel Mediterraneo orientale, legate al commercio. La pirateria era un metodo per ottenere ricchezze e schiavi, sfruttato da quasi tutti i paesi delle coste antiche: dalla preistoria alle popolazioni etrusche fino agli antichi greci. L'egemonia delle varie potenze si rifletteva nella pirateria, poiché esse la limitavano temporaneamente ma non la sradicavano. La pirateria marittima nel Mediterraneo fu completamente eliminata solo nel I secolo a.C., durante l'egemonia romana.
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Statua di Pitea alla Borsa di MarsigliaPitea (in greco: Πυθέας ; ca. 380 a.C. – ca. 310 a.C. ) è stato un mercante, geografo ed esploratore greco della colonia della Focide, originario di Massilia (l’odierna Marsiglia). Intorno al 325 a.C. fece un viaggio di esplorazione nell’Europa nord-occidentale, circumnavigando la Gran Bretagna. Pitea fu il primo autore greco-romano a descrivere il sole di mezzanotte, l’aurora boreale e i ghiacci polari e a menzionare le tribù germaniche.

Pitea raccontò i suoi viaggi in un documento intitolato Περι του Ωκεανου (Oltre l’Oceano), di cui sopravvivono solo estratti, citati e parafrasati da autori successivi. Alcuni di questi, come Polibio e Strabone, accusarono Pitea di aver documentato un viaggio immaginario che non avrebbe mai potuto essere finanziato. Nonostante ciò, attualmente si ritiene che le sue relazioni di viaggio siano attendibili.

In uno dei suoi resoconti, Pitea riferì di aver visitato un’isola a sei giorni di navigazionea nord della Scozia, vicino al mare ghiacciato, e di aver chiamato quell’isola Thule. Pitea dice che in queste regioni vi era una sostanza che non poteva essere definita né propriamente terra né mare, né aria, ma una sostrato formata da questi tre, simile a un “polmone marino (le meduse?)”. Molti storici ritengono che quest’isola fosse l’Islanda, mentre altri ipotizzano che si riferisse in realtà alla costa della Norvegia.

Il viaggio di Pitea«Pitea parla anche di acque intorno a Thule e di quei posti dove la terra, propriamente parlando, non esiste più, e neppure il mare o l’aria, ma un miscuglio di questi elementi, come un “polmone marino”, nel quale si dice che la terra e l’acqua e tutte le cose sono in sospensione come se questo qualcosa fosse un collegamento tra tutti questi elementi, sul quale fosse precluso il cammino o la navigazione.»

(Strabone, Geografia, II 2, 1)

«Pitea afferma che i Gutoni, una popolazione della Germania, abitasse le coste di un estuario dell’Oceano chiamato Mentonomo, che il loro territorio si estendesse su una distanza di sei stadi, che a un giorno di navigazione da questo territorio ci fosse l’isola di Abalo, sulle cui coste l’ambra fosse gettata dalle onde infrante, come se fosse un’escrescenza del mare in forma concreta; che, inoltre, gli abitanti usassero questa ambra come combustibile e che la vendessero ai loro vicini, i Teutoni.»

(Plinio il Vecchio, XXXVII 11, 35)

 

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