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Vorrei che non avesse mai sistemato Alessandro, il mandriano allevato tra gli armenti, accanto a quell’acqua cristallina, dove sono le fontane delle Ninfe e il loro prato ricco di fiori che sbocciano, dove giacinti e boccioli di rosa soffiano per le dee da raccogliere!
Euripide, Ifigenia in Aulide 1291-1299
Man mano che Paride, il ragazzo orfano trovato sul monte Ida, si avvicinava alla virilità, divenne degno di nota, non solo per la meravigliosa bellezza della sua figura e dei suoi lineamenti, ma anche per la sua forza e il suo coraggio, che esercitava nel difendere le greggi dagli attacchi dei briganti e dalle belve; perciò fu chiamato Alessandro, o aiutante degli uomini.
In una bella giornata, mentre pascolava le sue greggi, tre dee andarono da lui – Hera (Giunone), Atena (Minerva) e Afrodite (Venere) – ordinandogli di decidere quale di loro fosse tra loro la più bella.
Qui un giorno vennero Pallade e Cipride del cuore sottile, anche Era ed Ermete messaggero di Zeus; Cipride, orgogliosa del desiderio che provoca, Pallade delle sue prodezze, ed Era del suo matrimonio regale con il re Zeus; per decidere un’odiosa contesa sulla loro bellezza.
Euripide, Ifigenia in Aulide, 1300-1312
Qui dobbiamo fare qualche passo indietro. Quando Zeus ritirò la sua proposta di matrimonio con Teti, a causa di una profezia comunicata da Temi, secondo cui il frutto di una tale unione sarebbe stato un figlio che avrebbe superato il padre in gloria e potenza, fu deciso di dare la dea del mare in sposa a Peleo, giovane principe di Ftia, in Tessaglia, la cui devozione religiosa lo aveva reso caro agli dèi.
Tutte le divinità vennero convocate al loro banchetto di nozze, come successe anche al matrimonio di Cadmo e Armonia; tutte, tranne Eris, la dea della Discordia. Furiosa per non essere stata invitata, ella decise di rovinare la piacevolezza della cerimonia, e a tal fine gettò in mezzo alla tavola del ricevimento, una mela d’oro, su cui era scritto: τῇ καλλίστῃ, tē(i) kallistē(i),- “Alla più bella”.
Si dice che Giove avesse invitato alle nozze di Peleo e Teti tutti gli dei tranne Eris, o Discordia. Quando arrivò più tardi e non fu ammessa al banchetto, gettò una mela attraverso la porta, dicendo che la più bella doveva prenderla. Giunone, Venere e Minerva reclamarono per sé il premio di bellezza. Tra loro scoppiò una grande discussione. Giove ordinò a Mercurio di portarle sul monte Ida da Paride Alessandro, e lo invitò a giudicare.
Igino, Fabulae 92
Il giudizio di Paride
Allora le tre dee sopra menzionate reclamarono ciascuna il premio, e Zeus le rimandò a Paride, il pastore sul monte Ida, per sentire la sua decisione. Dapprima riluttante nel farsi carico di una tale responsabilità, Paride fu infine convinto a decidere, essendogli stato promesso da Hera il trono d’Asia, la fama immortale di eroe da Atena, e la più bella moglie della terra da Afrodite; egli assegnò quindi il premio all’ultima dea menzionata, e così facendo attirò su di sé e sulla sua patria l’inimicizia più aspra delle altre due.
Giunone gli promise che se avesse giudicato in suo favore, egli avrebbe regnato su tutte le terre e la sua ricchezza sarebbe stata la più grande. Minerva gli promise che se fosse uscita lei vittoriosa, egli sarebbe diventato il più coraggioso dei mortali e abile in ogni mestiere. Venere, invece, promise di dargli in sposa Elena, figlia di Tindaro, la più bella di tutte le donne. Paride preferì l’ultima offerta alle precedenti, e giudicò Venere la più bella. A causa di ciò, Giunone e Minerva furono ostili ai Troiani. Alessandro, sotto la spinta di Venere, prese Elena dal suo ospite Menelao da Lacedemone a Troia, e la sposò. Prese con sé anche le due ancelle, Aethra e Thisiadie, prigioniere, ma un tempo regine, che Castore e Polluce le avevano assegnato.
Igino, Fabulae 92
Quando le dee giunsero nella radura ombrosa, nei ruscelli delle sorgenti montane bagnarono i loro corpi radiosi, e poi sfidandosi a parole stravaganti di maliziosa intenzione giunsero dal figlio di Priamo. Afrodite ebbe la meglio con le sue parole ammaliatrici, piacevoli da ascoltare, ma che comportarono un’amara distruzione per la sfortunata città dei Frigi, la cittadella di Troia.
Euripide, Andromaca 289-292
Paride si unì poi ad una bella ninfa di nome Enone, con la quale visse felicemente nell’isolamento e nella tranquillità di una vita pastorale; ma con suo profondo dolore questa pacifica esistenza non era destinata a durare a lungo…
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