- Nascita
- Il rapporto con Zeus
- Reggia e titoli
- Dio dei terremoti e degli tsunami
- Dio delle sorgenti
- La disputa con Atena per la nuova città
- Sacrifici
- Nella guerra di Troia
- Il rapporto con Odisseo (Ulisse)
- Amori e altre leggende
- Culto e giochi
- Animali sacri
- Nell’arte
- San Nicola, il dio-pesce di Zacinto e il Nettuno dei romani
Poseidone, nella mitologia greca, era il dio principale del mare e dell’acqua in genere, e originariamente anche dei fiumi e delle sorgenti. Figlio di Crono e Rea, e fratello di Zeus e Plutone. La connessione del suo nome con πόσις (posis) “bere”, πόντος (pontos) “mare”, ποταμός (potamós) “fiume”, è generalmente accettata.
Nascita
Come i suoi fratelli e sorelle, appena nato fu inghiottito dal padre, ma poi salvato, come gli altri, da Zeus, che farà rigurgitare da Crono tutti gli altri suoi figli. Secondo un altro racconto, sua madre gli salvò la vita nascondendolo tra un gregge di agnelli e offrendo a Crono un giovane cavallo il quale finse di aver partorito.
Il rapporto con Zeus
Quando i tre fratelli deposero il padre Crono, il regno del mare cadde in sorte a Poseidone. Questi viene rappresentato con eguale dignità al fratello Zeus, ma di potere inferiore, sebbene talvolta lo minacciasse, gli contestasse il possesso di Egina e una volta arrivò perfino a cospirare contro di lui.
Reggia e titoli
La sua casa era in un palazzo d’oro nelle profondità del mare vicino a Ege in Acaia. Nella sua mano portava un tridente, con il quale sferzava il mare con furore, spaccava le rocce e faceva scaturire cavalli e fontane. Ma, mentre provocava tempeste e naufragi, poteva anche mandare venti favorevoli; quindi era conosciuto come Soter, ” il Preservatore”. Un altro dei suoi titoli era Gaeeochos, ” il Sostenitore della Terra”, poiché si supponeva che il mare sostenesse la terra e la mantenesse saldamente al suo posto. Era il dio della navigazione e i suoi templi sorgevano soprattutto su promontori e istmi. Ogni occupazione legata al mare era sotto la sua protezione e i marinai, in particolare gli Ioni, si consideravano suoi discendenti.
Come dio del mare contese con altre divinità il possesso della terra. Si pensava che i terremoti fossero prodotti da Poseidone che scuoteva la terra – da qui il suo epiteto di Enosichthon, ” scuotitore di terra” (Omero, Odissea V, 375) – e quindi era adorato anche nei luoghi dell’entroterra che avevano sofferto a causa dei terremoti.
Dio dei terremoti e degli tsunami
Gli tsunami erano sempre considerati opera sua; alla sua collera fu attribuita la distruzione di Elice in Acaia da parte di una di queste ondate (373 a.C. – Strabone VIII. 384). La leggenda narra che l’isola di Delo fosse stata sollevata da lui e intorno al 198 a.C., quando una nuova isola apparve tra Thera e Therasia, i Rodi edificarono su di essa un tempio di Poseidone (Strabone I. 57). Altre fonti riferiscono anche che la Tessaglia fosse un lago finché non egli non vi aprì una via alle acque attraverso la valle di Tempe (Erodoto VII. 129).
Dio delle sorgenti
Poseidone era anche il dio delle sorgenti che produceva colpendo la roccia con il suo tridente, come fece nell’acropoli di Atene quando disputava con Atena per la sovranità stessa di Atene (Erodoto VIII. 55; Apollodoro III. 14). Come tale era chiamato Ninfagete, il capo delle ninfe delle sorgenti e delle fontane, un dio dell’acqua dolce, probabilmente questo era il suo carattere originario e in ciò si vede un collegamento con φυταλμος (phytalmius), un dio della vegetazione, spesso associato a Demetra.
La disputa con Atena per la nuova città
Sotto il regno di Eretteo, mitico antico monarca di Atene, la dea Atena sfidò Poseidone per ottenere il patronato sull’Attica: avrebbe vinto la divinità che avesse fatto agli uomini il dono più utile.
Iniziò Poseidone che colpì il terreno con il suo tridente e scaturì fuori, come fosse una sorgente, il cavallo, animale nobile, possente e maestoso.
Fu quindi la volta di Atena, che batté sul suolo con la sua lancia e subito germogliò una pianticella dalle foglie d’argento che produsse degli strani frutti piccoli e neri: l’ulivo da cui si ricava il prezioso l’olio di oliva. Atena fu la vincitrice.
Poseidone non la prese per niente bene:
“E Poseidone, con l’animo pieno d’ira, molto sconvolse la bella pianura Triasia, e fece sommergere, dalle enormi onde del mare, tutta l’Attica.
(Pseudo-Apollodoro, Biblioteca III, 14, 1)”
In realtà lo Pseudo-Apollodoro racconta che Poseidone vibrò il tridente sull’Acropoli, facendo apparire il mare Eretteide. Dopo di lui giunse Atena che chiamò Cecrope come testimone e piantò un olivo nel Pandroseio, un santuario. A dirimere la contesa Zeus non chiamò né Cecrope, né Cranao e neanche Erisittone, bensì i dodici dèi, i quali decisero che il territorio venisse assegnato ad Atena, perché Cecrope testimoniò che la dea per prima aveva piantato l’olivo.
Per quanto riguarda questa contesa con Atena, è probabile che Poseidone sia da identificare proprio con Eretteo, divinità locale estromessa da Atena stessa e trasformata in eroe o re agricolo. Tuttavia, è anche possibile che Eretteo e Poseidone fossero originariamente figure indipendenti e che sia Eretteo che Atena fossero personaggi mitici cronologicamente precedenti a Poseidone, poiché questi liberava, così come poteva trattenere, sorgenti d’acqua; quindi il quartiere senz’acqua di Argo doveva essere il risultato della sua rabbia.
Pausania racconta una versione assai più pacifica di questa querelle e non menziona Eretteo, ma un altro re:
Si dice che, sotto il regno (di Altepo), Atena e Poseidone ebbero una disputa su questo paese, e finirono per possederlo in comune, avendo così deciso Zeus. È per questo motivo che i Trezeni adorano Atena sotto il nome di Polias e Sthenias (“la forte”), e Poseidone sotto quello di Re (Basileus); e che le loro monete antiche portano da un lato il tridente di Poseidone, dall’altro una testa di Atena.”
(Pausania II, 30, 6)”
Sacrifici
Gli venivano sacrificati tori neri, simboli del mare in tempesta, spesso gettati vivi nei fiumi; in Ionia e Tessaglia si svolsero corride in suo onore. Nel corso di una celebrazione in suo onore a Efeso, i coppieri vennero chiamati “i tori” e il dio stesso fu soprannominato “Toro Poseidone”. Il cavallo era associato in modo particolare al suo culto; si diceva che avesse prodotto il primo cavallo colpendo in Tessaglia il suolo con il suo tridente (Virgilio, Georgiche, I. 12). Presso la fontana di Dine in Argolide gli vennero sacrificati per annegamento dei cavalli, con indosso i morsi e le briglie (Pausania VIII. 7, 2) e allo stesso modo Sesto Pompeo cercò di propiziarsi il dio gettando dei cavalli in mare (Dione Cassio XVIII. 48).
Epiteti
Uno dei suoi epiteti era “Cavallo Poseidone” (Ποσειδων ιππιος) ed era considerato il domatore per eccellenza, oltre che il creatore dei destrieri. Infatti a lui si faceva risalire l’arte dell’equitazione. Nel demo di Colono era adorato insieme ad Atena, reputata come inventrice delle briglie. Esistono varie spiegazioni per il titolo attribuitogli di ιππιος: il cavallo rappresentava lo spirito del grano; la somiglianza delle onde crestate del mare con le criniere dei cavalli; l’impressione di udire, dalle acque che rombavano, come degli zoccoli di cavalli, vicino alle sorgenti sacre del dio, lo scuotimento della terra che esse provocavano, come se fosse un galoppo.
Nella guerra di Troia
Poseidone gioca un ruolo considerevole nelle storie dei miti greci. Nella guerra di Troia si schiera dalla parte dei Greci, perché gli era stato negata la ricompensa promessa da Laomedonte, re di Troia, per il quale aveva costruito le mura della città. Nutrì da allora un odio implacabile per i Troiani, combattendo spesso contro di loro, facendo tremare la terra e incoraggiando gli avversari con i segni del suo favore.
Il rapporto con Odisseo (Ulisse)
L’accecamento di suo figlio, il ciclope Polifemo da parte di Odisseo o Ulisse (episodio celeberrimo del poema epico) provoca sull’eroe l’ira di Poseidone, dalla quale è protetto solo dall’influenza unita del resto degli dei. Tuttavia le peregrinazioni dell’eroe per il mare nell’arco di vent’anni, sono il risultato della punizione del nume irato.
Amori e altre leggende
È famoso per i suoi numerosi amori, specie con le ninfe delle sorgenti e delle fontane; la sua progenie era per lo più selvaggia e crudele, come il mare: i Lestrigoni, Polifemo, Anteo, Procuste e simili.
La sua sposa era Anfitrite dalla quale ebbe tre figli, Tritone, Rode e Bentesicima (oltre a un gran numero di altri figli da donne divine e mortali). Riuscì a conquistare la nereide grazie ad un delfino che fece da paraninfo tra i due.
Poseidone si innamorò anche di Scilla, che era una bellissima naiade, ma la gelosa Anfitrite la trasformò in un terribile mostro avvelenando l’acqua della sorgente dove Scilla stessa si sarebbe bagnata.
Le leggende che lo riguardavano erano anche molte altre: con Zeus combatté contro Cronos e i Titani; schiacciò i centauri sotto un monte a Leucosia; cercò di ottenere la mano di Teti, ma la rifiutò per paura, quando Temi predisse che il figlio di Teti sarebbe stato più grande di suo padre.
Culto e giochi
Era adorato come dio nazionale dagli Ioni, che portarono con sé il suo culto dal Peloponneso all’Asia Minore. Il suo principale santuario era a Micale, dove si teneva la Panionion, la festa nazionale degli Ioni. Altre sedi del suo culto erano in Tessaglia, Beozia e nel Peloponneso. A Taenarum in Laconia aveva un famoso tempio simile a una grotta e un santuario, e sull’isola di Tenos era venerato come medico, probabilmente in riferimento alle proprietà benefiche dell’aria di mare. Di gran lunga la più famosa delle sue feste era quella celebrata ogni due anni sull’istmo di Corinto, in cui si tenevano i “giochi istmici”. Qui una sua statua colossale fu eretta in bronzo dai Greci dopo la loro vittoria sui Persiani.
Animali sacri
Gli erano sacri il cavallo, il delfino (simbolo del mare calmo) e il pino, con le cui corone si cingeva il capo dei vincitori ai giochi istmici. Gli venivano offerti cavalli e tori neri, cinghiali e arieti, a volte esseri umani.
Nell’arte
I suoi attributi sono il tridente e il delfino (a volte il tonno). Nelle rappresentazioni artistiche Poseidone assomiglia a Zeus, ma non possiede la sua stessa calma maestosa, i suoi muscoli sono più enfatizzati e i suoi capelli sono più folti e un po’ arruffati. È generalmente nudo; la sua gamba destra poggia su uno scoglio o sulla prua di una nave; tiene in mano un tridente e guarda davanti a sé, apparentemente in mare aperto. A volte sta in piedi sull’acqua, facendo oscillare il suo tridente o cavalcando le onde sul suo carro, portato da cavalli con la criniera dorata, accompagnato dalla moglie Anfitrite, dalle Nereidi e da altri abitanti del mare. È per via del suo carattere irrequieto che raramente lo si vede rappresentato seduto. A volte indossa una lunga veste, a volte una fascia leggera.
Scopas, il celebre scultore, in un famoso gruppo, lo rappresentò circondato dagli abitanti del mare, scortando Achille alle isole dei beati.
San Nicola, il dio-pesce di Zacinto e il Nettuno dei romani
Nella Grecia moderna San Nicola ha preso il posto di Poseidone come patrono dei marinai. Ma gli abitanti di Zacinto (Zante) avevano un spirito del mare e protettore speciale: metà uomo e metà pesce, abitava nel fondo degli abissi, cavalcava dei delfini o stava su un carro trainato sempre da delfini e brandiva un tridente. Dai romani Poseidone fu identificato con Nettuno e aveva un tempio a Roma, nel Campo Marzio.
(Articolo elaborato dalle seguenti fonti: The American cyclopaedia, di George Ripley and Charles A. Dana, 1879 – Dizionario Mitologico Storico Poetico di F. S. Villarosa ,1841 – Encyclopædia Britannica Eleventh Edition, 1910/11 – Le Larousse pour tous : nouveau dictionnaire encyclopédique, 1909) con aggiunte e integrazioni