Priapo, figlio di Dioniso e di Afrodite, era considerato il dio della fecondità, il protettore delle greggi, delle pecore, delle capre, delle api, del frutto della vite e di tutti i prodotti dell’orto.
Priapo era raffigurato come un nano con un membro enorme, che simboleggiava la fertilità della natura, un berretto frigio a punta, che indicava la sua origine come dio della Misia, e un cesto carico di frutta.
Priapo è stato identificato con un certo numero di divinità greche falliche tra cui Dioniso, Hermes e i satiri Orthanes e Tykhon (Tychon).
Le sue statue, collocate nei giardini e nei vigneti, fungevano non solo da oggetti di culto, ma anche da spaventapasseri. Quelle più antiche erano fatte di legno o di pietra, e dai fianchi in giù non erano che rozze colonne. Era raffigurato con una faccia rossastra, mentre teneva in mano un coltello da potatura e il suo capo era cinto da una corona di vite e di alloro, oltre ad avere il caratteristico enorme fallo. Di solito portava della frutta nelle sue vesti o aveva una cornucopia in mano, conservando però sempre il suo aspetto singolare. Si dice che Era, desiderando punire Afrodite, le mandò questo figlio deforme e sgradevole, e che quando nacque, sua madre rimase così inorridita a vederlo, che ordinò che fosse esposto sui monti, dove fu trovato da alcuni pastori, i quali avendo avuto pietà di lui, gli salvarono la vita.
Questa divinità era adorata principalmente a Lampsaco, la sua città natale. Gli venivano sacrificati asini e riceveva le primizie dei campi e degli orti, con libagioni di latte e miele.
Il culto di Priapo fu introdotto a Roma contemporaneamente a quello di Afrodite, e venne identificato con una divinità nativa italica di nome Mutunus.
Un noto affresco murale pompeiano raffigura il dio che pesa il suo fallo contro i prodotti del giardino. È coronato da un berretto frigio a punta, indossa stivali frigi e ha un tirso bacchico a punta conica appoggiato al suo fianco.
Priapo era un soggetto spesso rappresentato nell’arte erotica a Pompei ed Ercolano.
Un affresco murale che raffigurava Priapo, il dio del sesso e della fertilità, con la sua enorme erezione, era ricoperto di intonaco (e come spiega Karl Schefold, anche la riproduzione più antica sottostante era rinchiusa “per pudore” e aperta solo su richiesta) e venne riscoperto solo nel 1998 a causa delle piogge. I romani credevano che il pene enorme di Priapo, fosse un talismano che proteggeva le ricchezze della casata.
Da questa divinità, viene il nome di priapismo, cioè la condizione in cui un pene rimane eretto per ore in assenza di stimolazione o anche dopo che essa è terminata.
(Libera rielaborazione e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880)