La civiltà romana era una civiltà guerriera. La carriera militare era il prerequisito per una carriera politica o per il riconoscimento sociale. L’uomo romano doveva prestare il servizio militare, almeno quando apparteneva a una categoria sociale che aveva il diritto di accedere alla carriera nell’esercito.
Dalla Roma dei re all’Impero, l’esercito romano si è evoluto con le riforme e le trasformazioni della società. Capofila della conquista romana e quindi della romanizzazione, l’esercito ha svolto un ruolo di primo piano nella storia romana.
La storia militare romana può essere suddivisa in cinque importanti periodi: le guerre combattute con i vicini della penisola italiana (509-270 a.C.); le guerre puniche (264-146 a.C.); le guerre sociali (91-88 a.C.); le guerre di espansione al di fuori della penisola italiana (58 a.C.-200 a.C.); le guerre di logoramento (inizio 200-476 a.C.).
L’esercito nella Roma dei Re
“Fra i contadini si formano uomini di fortissima tempra e soldati valorosissimi”
Marco Porcio Catone il Vecchio, Censore; De agri cultura
Nonostante questa affermazione possa lasciare in un primo tempo sconcertati, bisogna subito chiarire che non esisteva un “esercito romano” come lo possiamo intendere oggi e come di solito ce lo immaginiamo. Non era come l’esercito statunitense, quello russo, cinese, o britannico, francese o italiano. Non c’era un unico Stato Maggiore, con tutti i generali riuniti ad un tavolo che dirigevano le varie divisioni consultando le mappe, come avveniva ad esempio durante la Seconda Guerra Mondiale. Non esisteva neanche un Ministero della Guerra. L’esercito non era neppure una forza armata nazionale in senso vero e proprio.
La verità è che gli eserciti romani venivano messi insieme in vista delle campagne che ci si trovava di volta in volta ad affrontare, sotto il comando locale dei loro singoli generali. Questo sin dagli albori di Roma, quando i cittadini erano classificati in base a quanto potevano contribuire in caso di guerra.
Per la maggior parte del periodo regio, l’esercito romano era composto dalle gentes patrizie. Ma gradualmente, anche agli uomini della plebe fu permesso di entrare nelle armate romane. La riforma di Servio Tullio obbligava (ma anche privilegiava) i cittadini romani proprietari di beni a prestare servizio militare per proteggere lo Stato romano.
Il termine legio (legione) si riferisce al contingente militare, cioè a tutti gli uomini che compongono l’esercito romano. Questi uomini provenivano dalle tre tribù di Roma. Fino al suo crollo, l’esercito romano sarà caratterizzato da un sistema di legioni (da cui la parola legionario, legionarius, che significa “soldato”).
Le tre tribù = 30 curie | |
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1 curia : forma 1 centuria e 1 decuria | x 30 = 30 centurie e 30 decurie |
1 centuria = 100 soldati di fanteria | x 30 = 3000 soldati di fanteria |
1 decuria = 10 cavalieri | x 30 = 300 cavalieri |
Durante il periodo regio, l’esercito romano era composto da cavalleria e fanteria. La legione romana primitiva fu moltiplicata per quattro a partire dal IV secolo a.C.
Costituita sempre come una milizia di cittadini-soldati, rifletteva le distinzioni sociali: gli hastati, i principes e i triarii costituivano i tre gradi successivi dell’ordine di combattimento, equipaggiati in modo diseguale.
La cavalleria
La cavalleria è il corpo d’élite dell’esercito romano. All’inizio era la guardia personale del re, ma molto presto fu integrata nei combattimenti.
I componenti della cavalleria romana sotto la Roma dei Re è stimato in 300 cavalieri (celeres). Va notato che, nonostante il nome, la cavalleria romana combatteva a piedi.
La fanteria
È il corpo formato dai soldati a piedi (milites). All’epoca della monarchia, la fanteria romana era stimata in 3.000 uomini. La fanteria romana attaccava ancora in questo periodo senza un preciso ordine di battaglia.
Armamento
L’armamento è molto eterogeneo. L’esercito romano non fornisce le armi e nemmeno le uniformi. I soldati e gli ufficiali romani dovevano quindi equipaggiarsi da soli. La misura genera particolare disuguaglianza. Infatti, i soldati romani meno fortunati potevano equipaggiarsi solo in modo elementare. Non tutti i combattenti dell’esercito romano avevano quindi lo stesso armamento. In linea di massima le armi offensive sono il giavellotto, la lancia e la spada.
La falange
I conflitti italici permisero di rendere questo esercito, la cui concezione era influenzata dall’esperienza greca, uno strumento molto efficace.
Quando le legioni andavano in battaglia, i soldati erano organizzati in una falange, un quadrato di lancieri posti così vicino, uno stretto all’altro, che i loro scudi si bloccavano, formando una macchina da combattimento quasi impenetrabile. Le truppe poco corazzate combattevano le schermaglie (piccoli scontri) ai margini della falange. I soldati più poveri di solito servivano come schermagliatori, perché non potevano permettersi le armature pesanti, i giavellotti o le spade usate dai soldati della falange. Gli schermagliatori andavano in battaglia con poco più di un piccolo scudo rotondo, una spada spuntata e un elmo ricoperto di pelle di lupo; rappresentavano circa 1.200 uomini in ogni legione.
La strategia romana
Le guerre con i vicini della penisola italiana sono considerate un periodo importante della storia militare romana. Durante queste battaglie, l’esercito romano imparò per la prima volta come combattere e governare efficacemente i territori conquistati con un grande contingente di soldati.
Una lezione importante che appresero fu che se avessero costruito strade per tutte le campagne militari da loro intraprese – verso e all’interno dei territori sconfitti – sarebbe stato più facile proteggere le loro conquiste. Inoltre, compresero come creare colonie di popoli fedeli a Roma e l’importanza di stabilire basi militari, che mantennero per i secoli a venire.