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EFFETTI DELLE GUERRE PERSIANE SULLA CULTURA GRECA: SCULTURA

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La poesia lirica greca fiorì dalla fine del VII secolo aC. aC e fiorì nel secolo successivo, recitata di solito in grandi occasioni e nei banchetti. La maggior parte delle opere dell’epoca sono andate perdute, ma sono stati conservati dei frammenti. Tra i più celebri poeti di questo periodo vi sono Alcmane, Tirteo, Archiloco , Alceo e Saffo, le cui opere sono alquanto meglio conservate. Il più noto e riconosciuto nell’antichità viene dallal Beozia, ed è Pindaro, di cui si sono conservate le poesie che celebrano i vincitori delle competizioni sportive. La poesia lirica declina durante il periodo classico, dove l’arte poetica si trova nelle tragedie e nelle commedie ateniesi.

Periodo di transizione nella scultura greca

Così come la letteratura di questo periodo mostra l’influenza di un pensiero più vigoroso e di uno spirito più elevato, allo stesso modo,l’arte, in particolare la scultura, mostra un’influenza simile. Le forme grezze e rigide del periodo arcaico stavano cedendo il passo a una lavorazione più attenta e a una maggiore libertà di espressione. Si comincia a vedere, espressa nelle figure in pietra e in bronzo, un maggior grado di vita e di azione. Il sentimento patriottico dell’epoca si esprime nel bronzo e nel marmo delle figure guerriere esaltate nei gruppi scultorei che adornano i templi. Possiamo qui percepire un movimento distinto in direzione di quell’arte superiore che doveva seguire nell’età di Pericle.

Monumenti funerari; Aristion di Paros

La stele di Aristion di Paros, Il soldato di Maratona, Atene, Museo Archeologico Nazionale

La stele di Aristion di Paros, Il soldato di Maratona, Atene, Museo Archeologico Nazionale

Una delle prime testimonianze di questa evoluzione, si vede nella cura riservata ai disegni monumentali, specialmente quelli destinati a commemorare gli eroi delle guerre persiane. L’arte dello scultore fu impiegata per onorare la virtù militare. Un esempio di ciò è la nota lapide o stele di Aristion, comunemente chiamata il “soldato di Maratona”. Ecco un guerriero completo di panoplia, che tiene la sua lancia eretta e dà l’impressione di un coraggio e calma. Sebbene rimangano ancora alcune caratteristiche dello stile arcaico, c’è già una certa dignità e un realismo che mostrano un progresso rispetto all’arte più antica.

Decorazione del tempio; I Marmi di Egina

Esempi più eclatanti dello spirito vigoroso dell’epoca si vedono nella decorazione dei templi. Finora, le metope del fregio erano state ornate da piccoli rilievi, che rappresentavano un personaggio o un evento mitologico. Ora l’intero frontone, tra l’architrave e il tetto, veniva riempito di gruppi statuari, che rivelavano un alto grado di vita e di azione. Si tratta spesso di scene di battaglia suggerite dalla guerra di Troia, che commemorano il valore greco e la protezione degli dei. Il più noto dei gruppi nei frontoni di questo periodo sono i marmi di Egina. Il gruppo nel frontone occidentale dovrebbe illustrare la lotta dei Greci e dei Troiani per il corpo di Patroclo e l’intervento della dea Atena. Al centro si erge la figura calma della dea. Alla sua destra stanno i guerrieri greci, alla sua sinistra i Troiani entrambi i gruppi colti ​​in un atteggiamento bellicoso.

Statuaria Attica; i Tirannicidi

Il progresso nella direzione della statuaria indipendente è visibile nelle due figure in bronzo dei tirannicidi di Atene, opera di Antenore. Queste statue, sebbene separate, dovevano stare una insieme all’altra rappresentando un’unica azione. Avevano lo scopo di onorare gli uomini che sferrarono il colpo fatale contro la tirannia ateniese e che erano considerati i liberatori della città, Armodio e Aristogitone. Queste figure in bronzo personificano lo spirito di libertà ed esprimono nel loro atteggiamento vigoroso l’idea del coraggio fisico e morale. Le statue originali furono portate via da Atene da Serse e al loro posto fu allestito un altro gruppo. Quando in seguito Alessandro Magno conquistò la Persia, restituì ad Atene i bronzi originali e i due gruppi furono affiancati su una terrazza che dominava la piazza del mercato.

Gruppo dei Tirannicidi, Museo archeologico, Napoli
Gruppo dei Tirannicidi, Museo archeologico, Napoli

Le opere di Mirone

Ma la statuaria di questo periodo di transizione raggiunse il suo stadio più alto nelle opere di Mirone, che si avvicinò quasi ai grandi scultori dell’età di Pericle. Le sue opere esibiscono non solo la libertà e l’azione che generalmente caratterizzavano il periodo, ma un eccezionale grado di correttezza anatomica. In essi vediamo gli effetti benefici dei giochi nazionali sulla statuaria greca. Una delle statue più famose di Mirone è il Discobolo (il lanciatore di dischi), che è rappresentato nell’atto momentaneo di raccogliere tutte le sue forze per scagliare appunto il disco. Ogni arto, ogni muscolo è teso e contribuisce all’azione principale del corpo e lo spettatore attende con impazienza di vedere l’impresa compiuta. Mirone eseguì molte altre opere, come un gruppo colossale, su un piedistallo, di Zeus, Atena ed Eracle; statue di Apollo e di Dioniso, oltre a una nota figura di satiro (Marsia).

Il discobolo di Mirone, Museo nazionale romano di Palazzo Massimo, Roma
Il discobolo di Mirone, Museo nazionale romano di Palazzo Massimo, Roma

Queste opere di Mirone, come quelle accennate prima, furono il risultato dall’attività intellettuale e dallo spirito più vigoroso che assistette alle guerre Persiane e che prepararono la strada all’arte più alta e più raffinata dell’età a venire.

(Libera traduzione dall’inglese da Outlines of Greek history: with a survey of ancient oriental nations di William Carey Morey, New York: American Book Company, 1903)

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Eraclito deve aver vissuto dopo Senofane e Pitagora, poiché li condanna insieme a Omero per dimostrare che molta cultura non può insegnare a un uomo a pensare; poiché Parmenide si riferisce a lui al passato, questo lo collocherebbe nel V secolo a.C. Contrariamente alla scuola Milesiana, che postula un elemento stabile, Eraclito insegnava che panta rhei , tutto scorre, e che l’elemento più vicino a questo flusso eterno è il fuoco. Parmenide di Elea si scagliò con la sua filosofia contro coloro che ritenevano “è e non è la stessa, e tutte le cose viaggiano in direzioni opposte”, presumibilmente riferendosi a Eraclito e a coloro che lo seguirono. Parmenide sosteneva che il primo principio dell’essere fosse Uno, indivisibile e immutabile. L’essere, sosteneva, per definizione implica l’eternità e solo ciò che è può essere pensato.

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