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SETTIMIO SEVERO: “LABOREMUS!”

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A Commodo seguì Pertinace, il prefetto della città, un vecchio ed esperto senatore. Il suo regno, durato tre mesi, aveva buone intenzioni, ma non essendo sostenuto dall'esercito non ebbe alcun effetto. I suoi tentativi di riforma furono fermati dal suo assassinio. I Pretoriani offrirono ora la corona al miglior offerente, che risultò essere Didio Giuliano, un ricco senatore. Egli pagò una cifra astronomica a ciascun soldato della Guardia, che erano in numero di dodicimila. Dopo aver goduto del costoso onore per due mesi, fu deposto e giustiziato.
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Il Tondo severiano (circa 200 d.C.) raffigurante la famiglia imperiale. In senso orario, dall'alto a sinistra: Giulia Domna, Settimio Severo, Caracalla e Geta (il cui volto è stato cancellato).
Il Tondo severiano (circa 200 d.C.) raffigurante la famiglia imperiale. In senso orario, dall’alto a sinistra: Giulia Domna, Settimio Severo, Caracalla e Geta (il cui volto è stato cancellato).

Settimio Severo, africano di Leptis Magna, in Tripolitania, l’odierna Libia,  fu imperatore dal 193 al 211; uomo di modesta cultura ma grande generale. Per prima cosa, egli non appena entrò in Roma, sciolse il corpo dei pretoriani (12.000 soldati) e lo ricostituì, aumentandone il numero fino a 50.000, ma scegliendo dalle legioni delle frontiere gli uomini che si erano distinti di più per forza, valore e fedeltà, così che fossero un vero sostegno dell’impero contro ogni ribellione. Questi nuovi legionari scelti, presero il posto degli indegni pretoriani di prima, che, come punizione per l’insulto che avevano fatto allo Stato romano mettendolo all’asta, egli bandì dalla capitale e proibì loro di avvicinarsi a cento miglia dalle sue mura.

I funerali di Pertinace

In onore dei funerali di Pertinace, Settimio Severo non badò davvero a spese. Fu costruita una statua raffigurante l’imperatore defunto sul letto di morte, e venne trattata come se fosse davvero Pertinace che giaceva addormentato, con tanto di Flabellarius, lo  schiavo addetto a scacciare le mosche e rendere l’aria più fresca agitando il ventaglio (flabellum).

Una processione di soldati, senatori, cavalieri e loro familiari fu seguita da un altare decorato in avorio e gioielli provenienti dall’India. Infine, il corpo, o meglio il manichino,  fu posto su di una torre a tre piani e dato alle fiamme.

Al lavoro!

Poi, essendosi fatti avanti altri due pretendenti al trono, uno nell’Oriente e l’altro nell’Occidente, mosse presto guerra contro di loro: si era precipitati in una nuova guerra civile, come dopo la morte di Nerone.

Il primo dei due rivali, Pescennio Negro, a Cizico, Nicea, sull’Isso fu vinto in battaglia ed ucciso (194); il secondo, Albino, incontrò la stessa sorte a Lione (197) rimanendo  padrone incontrastato dell’impero. Dopo la vittoria Settimio ordinò una feroce repressione perseguitando a morte i partigiani dei suoi rivali; mise a morte quaranta senatori per aver favorito i suoi ultimi rivali ed esautorò completamente il potere di quell’ordine. Roma divenne una monarchia assoluta a carattere militare.

Disegno di Settimio Severo in Battaglia
Disegno di Settimio Severo in Battaglia

L’uomo giusto al momento giusto

Tuttavia, un volta messo al sicuro il trono, si impegnò
a lasciare un buon ricordo del suo regno. Fu largo di favori al popolo, ricostruì molte città, favorì ogni sorta di opere civili, specialmente
gli studi del diritto grazie ai sommi giuristi Papiniano (che fu anche Prefetto del Pretorio) , Paolo, Ulpiano
e Modestino,
l’opera dei quali contribuì grandemente a riaffermare quella assoluta potestà monarchica che egli si sforzava di consolidare con la forza militare.

Prima dell’alba, egli era in piedi ed occupato
; poi passeggiava trattando direttamente con i suoi consiglieri gli affari dell’impero; poi passava in tribunale per giudicare i processi. Lasciava ai difensori
tutto il tempo necessario, e a noi, che giudicavamo con lui, piena libertà di esprimere
la nostra opinione.

A mezzogiorno partiva dal tribunale per montare a
cavallo, quando la gotta gli permetteva questo esercizio: poi si faceva un bagno; a due
ore sedeva a pranzare da solo o con i suoi figli. Dopo mangiato prendeva un po’ di riposo.
Poi ricominciava a trattare gli affari, dando udienze particolari; alla sera si faceva leggere
autori greci e latini ; e dopo un secondo bagno sedeva a cena con suoi.

Dione Cassio

Letterati, giuristi, filosofi e scienziati, furono tutti ben accolti a corte, dove a fare loro da mecenate c’era Giulia Domna, donna famosa per la sua grande intelligenza e la sua vasta cultura.

Sempre in guerra e sempre presente

Affidando al prefetto della nuova guardia pretoriana la gestione degli affari nella capitale, Severo trascorse la maggior parte del suo lungo e prospero regno alle frontiere.

Le Guerre Partiche di Settimio Severo, rilievi dall'Arco intitolato all'imperatore
Le Guerre Partiche di Settimio Severo, rilievi dall’Arco intitolato all’imperatore

“Laboremus!”

Guerreggiò con successo contro i
Parti al di là dell’Eufrate , ne occupò la capitale Ctesifonte (Al Madain) ed entrò trionfalmente anche a Babilonia; represse una insurrezione nella Giudea e perseguitò i Cristiani; infine vinse anche i Caledoni, respingendoli al di là del Vallo di Adriano, nell’angolo opposto dei suoi domini; si dice che eresse un nuovo solido baluardo da un punto all’altro del mare, ma gli storici pensano che si tratti piuttosto solo di una ristrutturazione del già esistente Vallo di Adriano. Durante questa spedizione in Britannia, l’imperatore ormai vecchio si ammalò, forse provando anche amarezza nel vedere che soltanto la discordia ormai animava i suoi due figli, Caracalla e Geta, e nel constatare che il primo di essi non prometteva nulla di buono. Settimio mori ad Eburacum (York) nel 211, lasciando come testamento spirituale un’esortazione che forse può essere considerata il marchio di fabbrica di tutto il suo regno: “Laboremus!”.

L’arco di Settimio Severo

Ricostruzione 3D dell'Arco di Settimio Severo
Ricostruzione 3D dell’Arco di Settimio Severo

L’Arco di Settimio Severo è un antico arco di trionfo è uno dei monumenti meglio conservati che si trovano nella città di Roma nel Foro Romano, sotto il colle del Campidoglio. L’arco è alto 23 metri, largo 25 e profondo 12 ed è uno dei meglio conservati ed è il più antico che abbiamo. Fu eretto nel 203 a.C. per glorificare le vittorie militari dell’imperatore Settimio Severo e dei suoi figli Geta e Caracalla sui Parti. È una costruzione in marmo, ed è costituita da un arco principale incorniciato da due fornici più piccoli laterali. La facciata è riccamente decorata con colonne e bassorilievi. La dedica a Geta venne cancellata e sostituito dopo che questi fu ucciso e fu ordinata per lui la damnatio memoriae.

Sopra l’attico, come si vede nelle monete dell’epoca, c’era un carro di bronzo guidato dall’imperatore e dai suoi due figli.

L’architettura di questo arco di trionfo servì da ispirazione per l’Arco di Costantino, così come alla fine ispirò anche l’Arco di Trionfo degli Champs-Élysées a Parigi.

(Libero adattamento da “Ancient History, Greece and Rome” di Philip Van Ness Meyers, Toronto, 1901 e da Manuale di Storia Romana di G. Bragagliolo, 1896)

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Severo lasciò due figli, entrambi associati a sé nel governo. Appena morto, i due litigarono e il maggiore, Caracalla, uccise l'altro con le sue stesse mani in presenza della madre. Caracalla era assetato di sangue e crudele. Dopo un breve regno (211-216) fu ucciso da uno dei suoi soldati. Fece costruire le famose terme che portavano il suo nome e di cui esistono ancora ampi resti.

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