La Sfinge era un’antica divinità egizia, che personificava la saggezza e la fertilità della natura. È rappresentata come un “lion couchant”: il “leone sdraiato” ma con la testa sollevata, come quello che si vede nell’araldica; con il volto e il busto di donna, indossa un particolare tipo di copricapo, che le avvolge completamente la testa e le cade ai lati del viso.
Trapiantata in Grecia, questa sublime e misteriosa divinità egizia degenera in un essere dai poteri minori e tuttavia maligno, e sebbene si occupi anche di misteri, essi sono, come vedremo, di carattere completamente diverso e del tutto ostili alla vita umana.
La Sfinge è rappresentata, secondo la genealogia greca, come la progenie di Tifone ed Echidna. Hera, irata con i Tebani, mandò loro questo terribile mostro, per punirli delle loro offese.
Genealogia
Alcuni la chiamano figlia naturale di Laio (Paus. IX. 26. § 2), riferendosi al suo soggiorno a Tebe e il suo legame con il destino della casa di Laio. Si dice che l’enigma che qui vi proponeva l’abbia appreso dalle Muse (Apollod. III. 5. § 8), oppure lo stesso Laio le insegnò i misteriosi oracoli che Cadmo aveva ricevuto a Delfi (Paus. IX. 26. § 2 ).
Secondo altri era stata mandata in Beozia da Hera, che era irata con i Tebani per non aver essi punito Laino, che aveva portato via Crisippo da Pisa. Sembra che provenisse dalla parte più lontana dell’Etiopia (Apollod. lc ; Schol. ad Eurip. Phoen. 1760 ); secondo alcune fonti fu inviata da Ares, che voleva vendicarsi di Cadmo perché aveva ucciso suo figlio, il drago (Argum. ad Eurip. Phoen.), o da Dioniso (Schol. ad Hes. Theog. 326 ), o dall’Ade (Eurip. Phoen. 810 ), e alcuni infine dicono che fu una delle donne che, insieme alle figlie di Cadmo, furono gettate nella follia e che si trasformò poi in una figura mostruosa. (Schol. ad Eurip. Phoen. 45. )
Gli enigmi
Seduta su un’altura rocciosa vicino alla città di Tebe, dominando un passo che i Tebani erano obbligati a transitare per viaggio o per condurre i loro affari, proponeva a tutti coloro che arrivavano un enigma, e se non lo risolvevano, li faceva a pezzi.
Durante il regno di re Creonte, il numero di vittime che erano state sacrificate a questo mostro era talmente alto, che si decise di usare ogni sforzo per liberare il paese da un flagello così terribile. Dopo aver consultato l’oracolo di Delfi, il re fu informato che l’unico modo per distruggere la Sfinge fosse di risolvere uno dei suoi enigmi; allora essa sarebbe precipitata immediatamente dalla roccia su cui era seduta.
Creonte, perciò, emanò un bando pubblico, che dichiarava che chiunque fosse stato in grado di fornire la soluzione ad uno degli enigmi proposti dal mostro, dovesse ottenere la corona e la mano di sua sorella Giocasta.
Edipo
Edipo si offrì per l’impresa, e recandosi al luogo ove teneva la guardia, ricevette da lei il seguente indovinello da risolvere: “Quale creatura va la mattina a quattro zampe, a mezzogiorno su due, e la sera su tre?”
Edipo rispose che doveva essere l’uomo, che durante la sua infanzia gattona a quattro zampe, nei suoi primi passi cammina eretto su due gambe, e quando la vecchiaia ha indebolito le sue forze, prende un bastone per aiutarsi: e così ha, per così dire , tre gambe.
La Sfinge non appena udì questa risposta, che era la corretta soluzione del suo enigma, si gettò giù dal precipizio e perì nell’abisso sottostante.
Sfinge greca e Sfinge egizia
La Sfinge greca si riconosce perché ha le ali ed è di dimensioni minori rispetto alla Sfinge egizia.
La leggenda stessa indica chiaramente da quale regione si credeva che questo essere fosse stato introdotto nella mitologia greca. La figura che era stata concepita originariamente era egiziana o etiope; ma dopo la sua incorporazione con la storia greca, la sua fisionomia fu variamente modificata.
La Sfinge egizia ha la figura di un leone senza ali, in posizione sdraiata, ma la parte superiore del corpo è umana. Sembra che in Egitto venissero poste statue di sfingi in viali che formavano l’accesso ai templi. La più grande tra le rappresentazioni egiziane di Sfingi è quella di Giza, che, ad eccezione delle zampe, è in un blocco di pietra.
Le Sfingi egiziane sono spesso chiamate androsfingi (Herod. II. 175; Menandr. Fragm. p. 411, ed. Meineke), non descrivendole come esseri umani, ma come leoni con la parte superiore umana, per distinguerli da quelle Sfingi la cui parte superiore era quella di una pecora o di un montone.
L’idea comune di una Sfinge greca, invece, è quella di un corpo alato di leone, con il petto e la parte superiore di una donna (Aelian, HA XII. 7; Auson. Griph. 40 ; Apollod. III. 5. § 8; Schol. ad Eurip. Phoen. 806 ). Le Sfingi greche, inoltre, non sono sempre rappresentate posizione sdraiata, ma appaiono in posture diverse, a seconda della fantasia dello scultore o del poeta.
Così sono rappresentate col viso di una fanciulla, il petto, i piedi e gli artigli di un leone, la coda di un serpente e le ali di un uccello (Schol. ad Aristoph. Ran. 1287; Soph.Ed. Tir. 391 ; Atene. VI. P. 253; Palefat. 7); oppure la parte anteriore del corpo è quella di un leone, e la parte inferiore quella di un uomo, con gli artigli e le ali di un’aquila (Tzetz. ad Lycoph. 7 ).
Le sfingi furono spesso introdotte da artisti greci, come ornamenti di opere architettoniche e di altro tipo. (Paus. III. 18. § 8, V. 11. § 2; Eurip. Elect. 471. )
Nel dialetto beotico il nome era phix (Hes. Theog. 326 ), da cui il nome della montagna beota, Phikion oros. (Hes. Scut. Herc. 33.)
(Libera rielaborazione e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880 e da theoi.com a sua volta derivato da Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology)