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LE SIRENE

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Nella mitologia greca, le Sirene erano figlie di Forco, il dio del mare, o nelle leggende successive, del dio fluviale Acheloo e di una delle ninfe. In Omero sono in numero di due (negli autori successivi generalmente tre); la loro casa è un’isola nel mare occidentale tra Eea, l’isola di Circe e lo scoglio di Scilla.

Sono ninfe del mare, che, come le Lorelei della leggenda nordica, attiravano alla distruzione i marinai con il loro dolce canto. Ulisse, avvertito da Circe, sfuggì al pericolo tappando le orecchie del suo equipaggio con la cera e legandosi all’albero maestro fino a che il suono della loro voce non fu più udibile:

Veloci
procedemmo, fin quando uno si fa sentire gridando.
Allora ad esse non sfuggì che la nave veloce vicino
veniva spinta, e approntarono un canto armonioso:
‘Su, vieni qui, molto famoso Ulisse, grande vanto degli Achei:
arresta la nave perché tu possa udire la nostra voce.
Ancora nessuno è passato di qui con una nera nave
senza aver ascoltato dalle nostre bocche la voce melodiosa:
e quando poi va via, diletto ha fruito e conosce più cose.
Noi sappiamo tutto ciò che nell’ampia piana di Troia
gli Argivi e i Troiani soffrirono per volontà degli dèi:
noi sappiamo tutto ciò che avviene sulla terra nutrice di genti’.
Così dicevano, bella voce emettendo; e il mio cuore
voleva ascoltare, e ordinavo ai compagni di sciogliermi,
accennando con le ciglia: ma essi curvi in avanti remavano…

(Omero, Odissea XII, trad. Vincenzo Di Benedetto e Pierangelo Fabrini)

 

Ulisse e le Sirene, Herbert James Draper 1909

 

Quando gli Argonauti passarono davanti a loro, Orfeo cantò così bene che nessuno ebbe orecchio per le Sirene, le quali, poiché potevano vivere solo fino a quando qualcuno non avesse udito il loro canto, si gettarono in mare e furono trasformate in rocce sommerse :

E mentre navigavano superando le Sirene, Orfeo trattenne gli Argonauti intonando una contromelodia. Bute solo nuotò verso di loro, ma Afrodite lo portò via e lo stabilì a Lilibeo.

Apollodoro I. 9;

Le Sirene, figlia del fiume Acheloo e della Musa Melpomene, allontanandosi dopo il ratto di Proserpina, giunsero nella terra di Apollo, e vi furono fatte creature volanti per volontà di Cerere perché non avevano portato aiuto alla figlia. Si prevedeva che sarebbero vissute solo fino a quando non sarebbe passato qualcuno che avesse sentito il loro canto. Ulisse si rivelò loro fatale, perché quando con la sua intelligenza passò presso le rocce dove abitavano, esse si gettarono in mare. Questo luogo è chiamato da loro Sirenides, ed è tra la Sicilia e l’Italia.

Igino Fabulae 141

Si diceva che fossero le compagne di gioco di Persefone e che dopo il suo stupro da parte di Plutone, esse l’avessero cercata invano su tutta la terra

“Ma voi perché,
figlie dell’Achelòo, portate penne
e zampe di volatili, serbando
i vostri visi di fanciulle? Forse perché
foste compagne di Prosèrpina
quando coglieva fiori a primavera?
Dotte Sirene, dopo averla invano
cercata sulla terra, affinché il mare
conoscesse anche lui la vostra angoscia,
desiderose di poter vagare
sui flutti remigando con le ali,
e col consenso degli dèi, d’un tratto
biondi di penne vi vedeste gli arti.
E tuttavia, perché non vi mancasse
l’antico canto che ammalia le orecchie
ed alla vostra bocca non venisse
meno il parlare, o divine fanciulle,
vi rimasero voci e volti umani.”

(Ovidio, Metamorfosi Libro V traduzione Mario Scaffidi Abbate)

Quando le avventure di Ulisse furono localizzate sulle coste italiane e siciliane, le Sirene furono trasferite nei dintorni di Neapolis e Surrrentum (Napoli e Sorrento), il promontorio del Peloro all’ingresso dello Stretto di Messina, o altrove. La tomba di una di loro, Partenope, veniva ancora mostrata al tempo di Strabone a Neapolis (Napoli), dove si teneva una gara di ginnastica con una corsa di fiaccole in suo onore.

Tre Sirene, immagine dal libro di Brunetto Latini Li livres dou tresor

Vengono fornite varie spiegazioni sull’origine delle sirene. Come ninfe marine, rappresentano la calma insidiosa dell’oceano, che nasconde la distruzione sotto la sua sorridente superficie; oppure significano l’influenza fiaccante del vento caldo (come Austro, il vento caldo del Sud, figlio del titano Astreo e di Eos, che portava con sé caldo e pioggia, ed era associato al caldo secco durante il sorgere della stella Sirio, dopo l’estate), che avvizzisce la fresca giovane vita della vegetazione. Oppure simboleggiano il potere magico della bellezza, dell’eloquenza e del canto; perciò le loro immagini sono poste sulle tombe di belle donne e fanciulle, di poeti e di oratori (Sofocle, Isocrate).

Un’altra loro concezione è quella di un coro divino per il lamento per i morti, per cui sono spesso usate nell’ornamento delle tombe, e rappresentate mentre si battono il petto e si strappano i capelli o suonano il flauto o la lira.

Nell’arte antica erano rappresentate come uccelli con teste di donne; più tardi, come figure femminili con zampe d’uccello, con o senza ali.

Il primo testo nel quale invece le sirene sono descritte come donne-pesce, risale al Medioevo e sarebbe il Liber monstrorum de diversis generibus, scritto in ambiente anglosassone. 

In inglese infatti le fanciulle con la coda di pesce sono dette mermaid, anche se nella tradizione poetica si è spesso utilizzato l’antico vocabolo di origine greca siren per indicarle entrambe.

(Libera traduzione e adattamento da Encyclopædia Britannica Eleventh Edition, 1910–1911 , con aggiunte e integrazioni)

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