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TESEO, NON SOLO IL MINOTAURO

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Il figlio desiderato

Egeo, re di Atene, reduce da due matrimoni, ma senza aver ottenuto da nessuno di essi dei figli, desiderava così tanto un erede al suo trono, che fece un pellegrinaggio fino a Delfi per consultare l’oracolo. Ma avendone ottenuto una risposta ambigua (Te credo! È la risposta di un oracolo!), si recò a Trezene per consultare il suo saggio amico Pitteo, che regnava su quella città e che aveva fama di essere un grande interprete di enigmi. «Non aprire il vino prima di essere arrivato sulla vetta di Atene» (Pseudo-Apollodoro, Biblioteca III 15, 6; e anche Euripide, Medea 679-681) così aveva detto la Pizia. Pitteo ne dedusse che da Egeo sarebbe dovuto nascere un grande uomo, quindi pensò bene di farlo ubriacare e poi di farlo giacere in segreto con sua figlia, una ragazza di nome Etra. Qui le fonti diventano poco chiare e contrastanti, perché c’é chi dice che la ragazza fece l’amore appunto con Egeo, chi con Poseidone, e chi sia con l’uno che con l’altro. Una cosa è certa: Etra ebbe davvero una notte brava. 

I regali per i suoi sedici anni

Teseo solleva il macigno di suo padre, Figurina LiebigDopo aver trascorso un po’ di tempo con la sua sposa, Egeo si preparò a partire per i propri domini; ma prima di farlo condusse Etra sulla riva del mare, dove, dopo aver deposto la spada e i sandali sotto un’enorme roccia, le disse queste parole: “Se gli dèi dovessero benedire la nostra unione con un figlio, non rivelargli il nome e il rango di suo padre finché non sarà abbastanza grande da possedere la forza necessaria per spostare questa pietra. Quindi mandalo al mio palazzo ad Atene portando questi segni della sua identità”.

E da Etra nacque appunto un figlio, che lei chiamò Teseo, e che fu accuratamente addestrato ed educato da suo nonno Pitteo. Quando egli raggiunse una piena giovinezza forte e virile, sua madre lo condusse nel luogo in cui Egeo aveva posto la roccia, e al suo comando, il ragazzo fece rotolare via il masso e si impossessò della spada e dei sandali che erano rimasti lì per ben sedici anni, e che ora il giovane desiderava portare a suo padre, il re di Atene.

E lui prende la strada più pericolosa

Sua madre e suo nonno preferivano che il giovane viaggiasse per la rotta marittima, che era più sicura, poiché la strada tra Trezene e Atene era in quel momento infestata da ladri di grande ferocia e di enorme forza. Ma sentendo in sé lo spirito di un eroe, Teseo decise di emulare le gesta di Eracle, della cui fama risuonava ormai tutta la Grecia, e quindi scelse il viaggio più pericoloso per terra, in quanto da lui calcolato per cogliere l’opportunità di distinguersi in atti di valore.

Teseo contro gli psicopatici

Teseo incontra PerifeteLa Grecia a quel tempo doveva essere qualcosa a metà tra il Bronx e l’Arkham Asylum di Gotham City a giudicare almeno dai criminali crudeli e psicopatici che Teseo si ritrovò davanti durante il suo cammino.

Nella sua prima avventura infatti, che avvenne a Epidauro, il giovane eroe incontrò Perifete, figlio di Efesto, che era un delinquente balordo armato di una mazza di ferro, con la quale uccideva tutti i viaggiatori. Avendo ricevuto da suo nonno una descrizione completa di questo selvaggio, Teseo lo riconobbe subito e precipitandosi contro di lui con la sua spada, riuscì, dopo uno strenuo e terribile scontro, ad ucciderlo. Dopo essersi appropriato della mazza di quel criminale come trofeo della sua vittoria, proseguì il suo viaggio senza impedimenti fino ad arrivare all’Istmo di Corinto.

Qui la popolazione lo avvertì di guardarsi da Sini il ladro: un pazzo maniaco omicida che obbligava tutti i viandanti a piegare con lui uno dei rami di un alto pino. Dopo averlo trascinato a terra, il crudele Sini lasciava improvvisamente la presa, dopodiché il ramo rimbalzando in alto, in aria, scaraventava la sfortunata vittima a terra e la uccideva. Secondo altre versioni, Sini invece legava i malcapitati per le braccia e le gambe ai rami di due alberi piegati l’uno verso l’altro; così poi, una volta lasciatili andare, questi si raddrizzavano in uno scatto, squarciando la vittima in due.

Quando Teseo vide Sini avanzare verso di lui, aspettò senza muoversi che quello gli fosse abbastanza vicino, quindi, afferrando la potente mazza di Perifete, uccise quel bandito disumano con un colpo solo; oppure, secondo altre fonti, dopo averlo colpito, lo uccise in un secondo tempo, infliggendogli lo stesso tormento al quale lui stesso, sadicamente, costringeva tutti gli altri.

Ninfa nella foresta, Charles LenoirIn quel momento Teseo scorse una figura affacciarsi tra il fogliame e fuggire poi subito via, e la inseguì: era una fanciulla che si era nascosta tra i cespugli; il suo nome era Perigine, figlia proprio del criminale Sini. Non è chiaro se fu lei ad innamorarsi di Teseo dandogli pure un figlio o se, molto meno romanticamente e sbrigativamente, fu lui che piuttosto la stuprò; sta di fatto che i due ebbero un breve rapporto di vario tipo, e poi lui la scaricò dandola in sposa ad un altro. Vedremo che Teseo avrà, anche in seguito, l’abitudine di mollare le sue ragazze di punto in bianco.

Passando attraverso il distretto boscoso di Crommio, Teseo si ritrovò davanti una scrofa selvaggia e pericolosa che aveva devastato a lungo il paese. La cacciò e la uccise in quattro e quattr’otto, per riprendere poi il suo viaggio ed arrivare fin quasi ai confini di Megara, dove, su uno stretto sentiero a strapiombo sul mare, abitava Scirone, un altro squilibrato che era il terrore di tutti i viaggiatori.

Era infatti abitudine di questo folle criminale, costringere tutti gli estranei che passavano presso la sua dimora a lavargli i piedi (cosa già di per sè non molto piacevole); quindi, mentre costoro compievano questo ingrato compito, ad un certo punto lui li prendeva e li scagliava oltre la roccia in mare. Teseo attaccò coraggiosamente questo gigante, dal profilo di un disturbato mentale, lo vinse e fu il corpo di questi stavolta ad essere gettato oltre la scogliera, là dove avevano trovato la morte tante delle sue vittime. Teseo si recò poi a Eleusi, e qui gli si fece sotto un altro avversario nella persona del re Cercione, di nuovo un caso clinico, che costringeva tutti i malcapitati a lottare con lui uccidendo coloro che sconfiggeva (praticamente tutti); ma fu Teseo questa volta ad avere la meglio su questo potente lottatore, che trovò per sua mano, anche la morte.

Presso Eleusi, sulle rive del fiume Cefisso, ancora una nuova avventura attendeva Teseo. Qui viveva il gigante Damaste, detto Procuste o Polifemone: sicuramente il peggiore tra i disturbati mentali (pure sadici) che abbiamo incontrato finora. Questo pazzo furioso infatti, aveva addirittura due letti di ferro, uno lungo e l’altro corto, nei quali costringeva a stare tutti gli stranieri; In quello corto collocava gli uomini alti, di cui tagliava le membra che sporgevano secondo la misura del letto; mentre a quelli di bassa statura assegnava il letto grande, tirandogli braccia e gambe nel tentativo di adattarli ad esso; in tutti i casi le sue vittime venivano lasciate morire tra i più crudeli tormenti. Teseo liberò il paese da questo mostro disumano, infliggendogli lo stesso supplizio delle sue sfortunate vittime. Come ormai è diventato chiaro, pur non conoscendo la Bibbia, Teseo era fedele al precetto “Occhio per occhio, dente per dente”.

Papà! Ma che volevi darmi il veleno?

L’eroe continuò il suo viaggio e alla fine raggiunse Atene senza incorrere in altre avventure. Quando arrivò a destinazione trovò suo padre ridotto alla condizione di strumento indifeso nelle mani della maga Medea, che aveva sposato dopo la sua partenza da Corinto. È evidente che Egeo, doveva essere un tipo che si faceva incastrare facilmente nei matrimoni; la sua fortuna fu di essere vissuto in un’epoca in cui non esistevano siti web, piattaforme e App di dating, perché in questo caso sarebbe andato in rovina per pagare gli alimenti.

Maria Callas nel film Medea di Pier Paolo Pasolini, 1969

Ma Medea che ci faceva ad Atene? La ex sposa dell’eroe Giasone, che aveva aiutato a sottrarre il Vello d’Oro al padre Eeete, arrivando persino a far uccidere il suo stesso fratello Apsirto, era stata ripudiata dal marito che voleva sposare la giovane Glauce, figlia di Creonte, re di Corinto. Medea è devastata dal dolore, ma non si dà per vinta; finge atteggiamenti benevoli nei confronti di Glauce e le invia una splendida veste, che la fanciulla indossa subito. Ma ecco che accade qualcosa di strano: Glauce sente sempre più caldo, si sente quasi…bruciare. La veste è intrisa di veleno e la fanciulla è in preda a bruciori strazianti; grida, chiede aiuto. Interviene il padre per strapparle la veste di dosso, ma rimane contaminato anche lui dal veleno. Entrambi muoiono tra spasmi atroci. Ma non contenta, Medea, per rendere più terribile il dolore di Giasone e per togliergli tutto, arriva ad uccidere i suoi stessi figli ancora piccoli, avuti da lui. Dopo aver compiuto questi atroci delitti, la maga incantatrice fuggì a bordo del carro del Sole, trainato da draghi alati. Con questo mezzo si rifugia ad Atene, riesce ad entrare nelle grazie di Egeo che la prende in moglie. Col vecchio re Medea concepisce perfino un figlio, di nome Medo, che lei voleva rendere l’erede al trono.


Teseo riconosciuto dal padre, Hippolyte Flandrin, 1832

Ma torniamo alla vicenda di Teseo giunto ad Atene. Medea, dunque, venuta a sapere, per mezzo dei suoi poteri soprannaturali, che Teseo era il figlio del re, temette che la sua influenza su di lui potesse essere indebolita dalla presenza del giovane, quindi avvelenò la mente del vecchio sovrano contro lo straniero, convincendolo che questi fosse in realtà solo una spia. La maga convinse dunque Egeo ad invitare Teseo ad un banchetto, mostrando apparentemente ospitalità verso lo straniero per non destare sospetti, e poi gli suggerì di fargli servire un forte veleno mescolato al suo vino.

Teseo d’altra parte, aveva deciso di rivelarsi al padre proprio durante questo festino, perché desiderava riabbracciarlo ed essere riconosciuto come suo erede. Prima che gli fosse servito il vino, mise quindi in atto il suo piano e tirò fuori la spada per mostrarla bene agli occhi del re, in modo che egli potesse quindi riconoscerlo.

Quando Egeo vide ancora una volta la famosa arma che aveva così spesso impugnato, si accorse che era proprio suo figlio quello che ora  gli stava davanti. Quindi mise subito da parte il piano per avvelenare l’ospite, ed abbracciò invece calorosamente Teseo, lo presentò come suo erede ai suoi cortigiani e sudditi, e poi, non potendo più sopportare la vista di Medea, la bandì per sempre dai suoi domini.

Eh no, bello! C’eravamo prima noi!

Teseo ed Egeo, Edmund Ollier 1890

Quando Teseo fu riconosciuto come legittimo erede al trono, gli si opposero i cinquanta figli di Pallade, fratello del re, i quali dapprima avevano deciso di attendere fiduciosamente la morte del vecchio monarca, così che poi il governo del paese sarebbe passato a loro. Ma costoro invece, vedendo ormai in questo figlio ritrovato un ostacolo al loro regno, decisero quindi di mettere a morte Teseo; ma quando egli venne a conoscenza dei loro piani, li sorprese mentre stavano in agguato in attesa del suo arrivo e li massacrò tutti.

Tori e uomini che sono mezzi Tori

Temendo, tuttavia, che gli Ateniesi potessero nutrire del risentimento contro di lui a causa dello sterminio dei Pallantidi loro concittadini, Teseo decise di compiere qualche opera al servizio allo Stato, che gli avrebbe fatto guadagnare il favore del popolo. Decise di conseguenza di liberare il paese dal famoso toro di Maratona, che era diventato un terrore per i coltivatori della terra. Catturò l’animale e lo portò in catene ad Atene, dove, dopo averlo esposto pubblicamente alla folla stupita, lo sacrificò solennemente ad Apollo.

Teseo e il Toro di Maratona

La successiva impresa compiuta da Teseo superò di gran lunga tutte le altre sue gesta di eroica audacia, e gli assicurò l’universale ammirazione e gratitudine dei suoi concittadini. Questa fu l’uccisione del Minotauro, che pose fine per sempre al vergognoso tributo di sette giovani e sette fanciulle che veniva preteso dagli Ateniesi ogni nove anni. L’origine di questo barbaro tributo era la seguente: Androgeo, il giovane figlio di Minosse, re di Creta, era stato assassinato a tradimento dagli Ateniesi; suo padre, ansioso di vendicare la morte di suo figlio, dichiarò guerra al loro re Egeo, e conquistò Atene e i villaggi nelle sue vicinanze. Il vincitore d’ora in poi obbligò gli Ateniesi a mandargli ogni nove anni un tributo di sette giovani e sette fanciulle delle più nobili famiglie del paese, che dovevano essere preda del Minotauro, un mostro, metà uomo, metà toro, la cui tana si trovava nel meraviglioso labirinto, costruito da Dedalo per il re cretese.

Quando Teseo informò suo padre della sua determinazione eroica, questi fu sopraffatto dal dolore e tentò, con ogni mezzo in suo potere di distogliere suo figlio da questa risoluzione, ma, fiducioso nel successo, Teseo assicurò al genitore che avrebbe ucciso il Minotauro e sarebbe tornato a casa vittorioso.

Era consuetudine che la nave che trasportava il suo infelice carico di vittime umane utilizzasse in questo viaggio solo vele nere; ma Teseo promise a suo padre che, se fosse tornato sano e salvo, avrebbe issato al loro posto quelle bianche.

Prima di lasciare Atene,Teseo, su consiglio di un oracolo, scelse Afrodite come sua custode e protettrice, e di conseguenza le offrì un sacrificio.

Arianna si innamora, il Minotauro ci lascia la pelle

Arianna e TeseoQuando giunse alla presenza del re Minosse, la dea dell’Amore ispirò ad Arianna, la bella figlia del re, un ardente sentimento per il nobile e giovane eroe. Durante un colloquio segreto, in cui i due si scoprirono innamorati l’uno dell’altra, Arianna gli fornì una spada affilata e un gomitolo, chiedendo a Teseo di legare il capo di quel filo all’ingresso del labirinto e di continuare a svolgerlo finché non avesse raggiunto la tana del Minotauro.

Pieno di speranza per l’esito positivo della sua impresa, Teseo si congedò dalla gentile fanciulla, dopo aver espresso la sua gratitudine per il suo provvidenziale aiuto. Alla testa dei suoi compagni fu quindi condotto da Minosse, che pensava fossero tutti solo altri giovani da sacrificare, all’ingresso del labirinto. Rispettando rigorosamente le indicazioni della bella Arianna, Teseo riuscì a trovare il Minotauro, il quale, dopo una lotta feroce e violenta, l’eroe riuscì a sconfiggere e ad uccidere; poi percorrendo con accortezza la sua strada, per mezzo del filo come guida, condusse tutti i suoi compagni fuori del labirinto sani e salvi.

Cara è stato bello, ma…

Theseus Slay Minotaur, Triratna, deviantart.com

A quel punto tutti fuggirono verso la loro nave e Teseo portò con sé la bella fanciulla alla quale ognuno doveva la sua salvezza, sebbene lei avesse fatto tutto questo solo per amore dell’eroe. Giunto all’isola di Naxos, Teseo fece un sogno, in cui gli apparve Dioniso, il dio del vino, rivelandogli che se Arianna fosse diventata sua sposa, si sarebbero abbattute sull’eroe ogni sorta di disgrazie; dunque il dio gli intimò di separarsi subito dalla fanciulla. Teseo, cui era stato insegnato fin dalla sua fanciullezza a riverire gli dèi, temeva di disobbedire ai desideri di Dioniso, di conseguenza diede un triste addio alla bella fanciulla che tanto teneramente lo amava, e la lasciò sull’isola solitaria, dove fu trovata e corteggiata proprio dal dio del vino.

Ti sei ricordato di mettere le vele bianche? Dovevi scrivertelo!

Incisione di Edward Keble, 1878–1944

Teseo e i suoi compagni sentirono acutamente la tristezza per la perdita della loro benefattrice, e così tutti presi nel loro dolore di essersi separati da lei, non si accorsero che la nave portava ancora le vele nere con cui aveva lasciato la costa attica. Mentre si avvicinava al porto di Atene, Egeo, che aspettava con ansia il ritorno del figlio sulla spiaggia, vide appunto che la nave aveva ancora le vele nere; ne concluse che il suo valoroso figlio era morto, quindi si gettò disperato in mare.

Teseo for President

Con l’unanime approvazione degli Ateniesi, Teseo salì ora al trono vacante, e presto si dimostrò non solo un valoroso eroe, ma anche un saggio Principe e un prudente legislatore. Atene in quel momento non era che una piccola città circondata da un certo numero di villaggi, ognuno dei quali possedeva una propria forma separata di governo; ma per mezzo di buone e concilianti misure, Teseo indusse i capi di queste diverse comunità a rinunciare alla loro sovranità, e ad affidare l’amministrazione degli affari pubblici ad un tribunale che doveva risiedere costantemente ad Atene, ed esercitare la giurisdizione su tutti gli abitanti dell’Attica. Il risultato di queste sagge misure fu che gli Ateniesi divennero un popolo unito e potente, e che un gran numero di stranieri accorse nella città, facendola crescere in un fiorente porto marittimo e un centro commerciale di grande importanza. Teseo rinnovò i Giochi Istmici, e istituì anche numerose feste, la principale delle quali erano le Panatenee, tenute in onore di Atena Polia.

Battaglia contro le Amazzoni

Le Amazzoni

Si racconta che Teseo in occasione di uno dei suoi viaggi arrivò fin sulla costa del paese delle Amazzoni. Ansiose di accertare lo scopo della sua visita, le Amazzoni mandarono Antiope (secondo altre fonti Ippolita, anche gli autori antichi spesso confondono i due personaggi), loro regina, recando dei doni  per lo straniero; ma appena il bell’araldo mise piede a bordo della sua nave, Teseo salpò e la portò ad Atene, dove la fece sua sposa.

Infuriate per via di questo atto oltraggioso, le Amazzoni decisero di vendicarsi. Qualche tempo dopo, quando l’intera faccenda sembrava essere stata dimenticata, colsero l’occasione, nel momento in cui la città di Atene era in condizioni indifese, e sbarcarono quindi con un esercito in Attica. Il loro attacco fu così improvviso, che in poco tempo erano riuscite a penetrare nel cuore stesso della città, prima che gli Ateniesi potessero riorganizzare le loro forze; ma Teseo raccolse prontamente le sue truppe e diede inizio a un tale, furioso assalto contro il popolo invasore, che dopo un’accanita battaglia, le Amazzoni furono cacciate dalla città.

Secondo Igino, mitografo latino, fu la stessa Antiope o Ippolita a scatenare la guerra delle Amazzoni contro Atene poiché Teseo l’aveva abbandonata (vedete che ce l’aveva come vizio?) per sposare Fedra che sarà anche la sua ultima moglie. Teseo stesso avrebbe ucciso Antiope in battaglia.

Caccia al cinghiale e un nuovo amico

Teseo e il cinghiale Calidonio, disegno di N. VasilevLa pace venne quindi conclusa, dopo di che le Amazzoni lasciarono il paese. Secondo la versione più accreditata, durante questo scontro Antiope o Ippolita che fosse, dimentica delle sue origini, aveva combattuto valorosamente al fianco di suo marito contro le sue stesse compagne, ed era morta sul campo di battaglia.

Fu subito dopo questo triste evento che Teseo si unì alla famosa caccia al cinghiale Calidonio, in cui assunse un ruolo di primo piano. Formò anche una delle coraggiose compagnie che condivise con Giasone e i suoi seguaci, i pericoli della spedizione degli Argonauti. La straordinaria amicizia che esisteva tra Teseo e Piritoo ebbe origine in circostanze così peculiari che sono degne di nota.

Avendo appreso una volta che le sue mandrie, che pascolavano nelle pianure di Maratona, erano state portate via da Piritoo, Teseo raccolse una forte armata e si mosse per punire il predone. Ma, quando i due eroi si incontrarono faccia a faccia, entrambi furono presi da un impulso di simpatica ammirazione l’uno per l’altro. Piritoo, tendendo la mano in segno di pace, esclamò: “Che soddisfazione ti darò, o Teseo? Sii tu stesso il giudice”. Teseo afferrò la mano offerta e rispose: “Non chiedo altro che la tua amicizia”; dopo di che i due valorosi si abbracciarono e si giurarono fedeltà eterna.

Te l’avevo detto di non invitare i Centauri!

Battaglia dei Centauri, Arnold Böcklin

Quando, poco dopo, Piritoo si unì a Ippodamia – una principessa della Tessaglia – invitò Teseo al banchetto nuziale, al quale parteciparono anche, tra gli altri ospiti, un gran numero di Centauri, amici dello stesso Piritoo. Verso la fine del banchetto, Eurizione, un giovane centauro, ubriaco e infervorato per il troppo vino, afferrò la bella sposa e cercò con la forza di portarla via. Gli altri centauri, seguendo il suo esempio, tentarono ciascuno di catturare una fanciulla. Piritoo e i suoi seguaci, aiutati da Teseo, che diede il più valoroso contributo, attaccarono i Centauri e, dopo una violenta lotta corpo a corpo in cui molti perirono, li costrinsero ad abbandonare le loro prede.

Fedra, che voleva solo un Toy Boy

Frédérique O’Connel, (1823-1885) Rachel nel ruolo di Fedra, 1850

Dopo la morte di Antiope o Ippolita, Teseo, rimasto vedevo, chiese la mano di Fedra, sorella dell’antica sua sposa Arianna, alla quale si unì. Per alcuni anni vissero felici insieme e la loro unione fu benedetta dalla nascita di due figli.

Durante questo periodo Ippolito, figlio della regina delle Amazzoni, era assente da casa, essendo stato affidato alle cure degli zii del re per essere educato. Quando, divenuto uomo, tornò ora al palazzo di suo padre, la sua giovane matrigna, Fedra, si innamorò appassionatamente di lui; ma Ippolito non ricambiava quei sentimenti, e la trattò con disprezzo e indifferenza. Piena di rabbia, vergogna e disperazione per questo suo atteggiamento, Fedra pose fine alla propria esistenza; e quando il suo corpo fu ritrovato dal marito, la donna teneva in mano una lettera, accusando Ippolito di essere la causa della sua morte, e di aver cospirato contro l’onore del re.

Poseidone, pensaci tu!

Teseo si ricordò che Poseidone in un’occasione aveva promesso di concedere a Teseo qualsiasi cosa gli avesse domandato; egli chiese quindi al dio del mare di uccidere per lui Ippolito, che maledì nel modo più solenne. Questa terribile maledizione del padre cadde, ma troppo presto, sul figlio innocente; poiché, mentre quest’ultimo guidava il suo carro lungo la riva del mare, tra Trezene e Atene, un mostro, mandato da Poseidone, si alzò dall’abisso, e spaventò in tal modo i cavalli che essi divennero del tutto incontrollabili. Mentre si precipitavano nella loro folle corsa, il carro si rovesciò e andò in pezzi e lo sfortunato giovane, i cui piedi si erano impigliati nelle redini, fu trascinato via dai destrieri, morendo dilaniato in un supplizio terribile.

La morte di Ippolito, 1825. Joseph Desire Court

Mamma mia che ho fatto!

In queste condizioni fu trovato dall’infelice Teseo, il quale, essendo stato informato della verità dei fatti da un vecchio servitore di Fedra, si era precipitato ad impedire la catastrofe. Ma arrivò appunto troppo tardi e riuscì solo a lenire gli ultimi istanti del figlio morente, riconoscendo il triste errore che egli aveva commesso e dichiarando la sua ferma convinzione del suo onore e della sua innocenza.

Per consolarci, andiamo a rapir fanciulle!

Dopo questi avvenimenti Teseo fu persuaso dall’amico Piritoo, che in quel periodo aveva anche perso la sua giovane moglie, Ippodamia, a unirsi a lui in un viaggio attraverso la Grecia, allo scopo di rapire con la forza le più belle fanciulle che avrebbero incontrato lungo il cammino.

 Teseo e Piritoo rapiscono Elena, 1814. Pelagio Palagi

Rapimento, pedofilia e una bambina che farà il botto

Giunti a Sparta videro, nel tempio di Artemide, Elena, figlia di Zeus e Leda, impegnata in danze sacre in onore della dea. Sebbene la fanciulla avesse solo nove anni, la fama della sua bellezza, destinata a svolgere un ruolo così importante nella storia della Grecia, si era già diffusa in lungo e in largo. Teseo e Piritoo la rapirono con la forza, e poi dopo aver tirato a sorte per lei, ed essendo toccata proprio a Teseo, egli la mise sotto la responsabilità di sua madre Etra.

Mi accompagni all’Inferno?

Piritoo ora chiese a Teseo di assisterlo nel suo ambizioso piano di discendere nel mondo degli inferi e portare via Persefone, la regina dell’Ade. Sebbene i pericoli dell’impresa fossero estremamente rischiosi, Teseo non avrebbe mai abbandonato il suo amico, e insieme scesero nel cupo regno delle Ombre. Ma Ade era stato avvertito del loro arrivo, e non appena i due eroi misero piede nei suoi domini, per suo ordine, essi furono presi, legati con catene e assicurati a una roccia incantata all’ingresso dell’Ade. Qui i due compagni languirono per molti anni, finché Eracle giungendo alla ricerca di Cerbero, liberò Teseo; ma in obbedienza a un’ingiunzione degli dèi, lasciò Piritoo a sopportare per sempre il castigo della sua troppo audace ambizione.

Aridatece nostra sorella

Mentre Teseo era imprigionato nel mondo sotterraneo Castore e Polluce, i fratelli di Elena invasero Atene e chiesero la restituzione della loro giovane sorella. Vedendo il suo paese minacciato dagli orrori della guerra, un cittadino ateniese di nome Accademo, che conosceva il nascondiglio dove si trovava Elena, si spinse fino nell’accampamento dei Dioscuri e informò i de fratelli su dove avrebbero potuto trovare la fanciulla. Etra dovette quindi consegnarla ai Dioscuri, dopodiché i due fratelli si congedarono da Atene e accompagnati da Elena, tornarono al loro paese natale.

Quando la gatta non c’è…

Ma la prolungata assenza di Teseo diede luogo ad altri guai di carattere più grave. Pensando fosse arrivata l’occasione favorevole per una rivolta, una fazione, capeggiata da Menestio, discendente di Eretteo, si arrogò il potere supremo, e prese le redini del governo. Ritornato ad Atene, Teseo prese subito misure attive per reprimere l’insubordinazione che dominava da tutte le parti. Menestio riuscì a fuggire, mentre Teseo punì rigorosamente i capi della rivolta e riprese il suo posto sul trono.

Esilio e morte

Ma la presa sul popolo del grande Teseo si era ormai esaurita. Tutti i suoi primi servigi furono dimenticati, ed egli, constatando alla fine che i dissensi e le sommosse erano ormai all’ordine del giorno, abdicò volontariamente al trono, e si ritirò nei suoi possedimenti nell’isola di Sciro. Qui Licomede, re dell’isola, finse di riceverlo con la massima amicizia; ma essendo, come si suppone, in combutta con Menestio, condusse il vecchio re in cima a un’alta roccia, con la scusa di mostrargli i suoi possedimenti, e a tradimento lo uccise spingendolo oltre la rupe.

Gloria eterna

Molti secoli dopo la sua morte, per ordine dell’oracolo di Delfi, Cimone, padre di Milziade, al termine della guerra persiana, portò in quella città le spoglie di Teseo, il grande benefattore di Atene, e in suo onore fu eretto un tempio, che esiste ancora oggi, il Theseion, conosciuto anche come Hephaisteion, e che funge da attrazione turistica.

Scena finale dal film Immortals (2011) di Tarsem Singh

(Libera traduzione e adattamento da Myths and Legend of Ancient Greece and Rome di E. M. Berens, 1880)

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