Il Mar Mediterraneo ha svolto un ruolo centrale nel trasporto e nei viaggi dell’antica Grecia e dell’antica Roma. Le sue ampiezza, insieme ai suoi numerosi porti naturali, insenature e baie, hanno reso i viaggi per mare il mezzo più economico ed efficiente per spostarsi da un luogo all’altro e per trasportare merci. Tuttavia, il trasporto via mare non era sempre possibile. In alcuni casi, anche Greci e Romani dovettero dipendere dai viaggi via terra.
“ Le montagne (in Grecia) non sono molto alte: al nord, la più alta, l’Olimpo, dove si collocava la dimora degli dei, non raggiunge i 3000 metri; nella Grecia centrale, in Focide, il Parnaso non supera i 2500 metri, le montagne dell’Attica, il Pario, il Pentelico si innalzano fra i 1000 e i 1500 metri; nel Peloponneso solo il Taigeto, il Cillene e l’Erimanto superano i 2000 metri. Tali montagne non sono certo invalicabili ma la Grecia antica non conobbe l’equivalente di ciò che saranno le viae romane, non ebbe buone strade, e i sentieri in terra battuta raramente erano abbastanza ampi da permettere a due carri di incrociarsi senza gravi difficoltà. I greci preferivano dunque viaggiare per mare, ogni volta che dovevano percorrere un tragitto un po’ lungo. Per recarsi da Trezene (in Argolide) ad Atene solo un eroe come Teseo poteva preferire il viaggio per terra, lungo e pericoloso quando la via marittima era tanto facile.”
(La vita quotidiana in Grecia nel secolo di Pericle, Robert Flacelière, Rizzoli)
Il trasporto via terra
Il viaggio e il trasporto via terra era difficile e costoso, oltre che lungo. Ma a volte non c’era altra scelta. Passare da una località dell’entroterra a un’altra spesso significava percorrere un cammino, a meno che un fiume o un torrente navigabile non collegasse i due luoghi. Inoltre, durante l’inverno e in determinati altri periodi, il maltempo o i venti sfavorevoli bloccavano o ritardavano le spedizioni, rendendo il trasporto via terra l’unica alternativa.
Nell’antica Grecia, il trasporto via terra era particolarmente difficoltoso. Il terreno accidentato e montuoso e la mancanza di strade nella maggior parte delle zone, limitavano i viaggi via terra a brevi distanze. Le strade che i Greci riuscirono a costruire erano accidentate e sterrate.
Lo storico greco Erodoto si meravigliò dell’impressionante sistema viario dell’impero persiano, che consentiva una mobilità relativamente rapida da un luogo all’altro. Utilizzando un sistema di cavalieri, cavalli e stazioni, i messaggeri persiani potevano coprire fino a 100 miglia al giorno. I Greci presero queste strade quando Alessandro Magno conquistò la Persia.
Il Cavallo
Come in tutta la storia della civiltà, dalla preistoria fino ai cowboys, il cavallo era il mezzo di trasporto preferito nell’Antica Grecia, utilizzato anche per trainare i carri.
Ma possedere un cavallo aveva un costo, innanzitutto perché dovevi provvedere a sfamarlo. Potersi permettere di mantenere ed equipaggiare un cavallo era segno di uno status finanziariamente benestante.
L’equipaggiamento per l’equitazione era tuttavia rudimentale; le staffe non apparvero in Europa fino al IX secolo d.C. circa.
Bisognava anche essere degli esperti cavalieri, perché, come abbiamo detto, le strade in Grecia erano così scarse e quando c’erano, erano così dissestate, che dovevi affidarti solo alla tua perizia…e al tuo cavallo ovviamente.
I cavalli selvaggi erano rari nella maggior parte della Grecia, ad eccezione della Tessaglia, dove un gran numero di destrieri veniva addomesticato e allevato. I Tessali infatti, divennero famosi in guerra per la loro formidabile cavalleria.
L’Asino e altre bestie da soma
Un mezzo più economico? Oggi in alternativa all’automobile abbiamo la bicicletta il motorino o il monopattino. Nell’antichità per il trasporto privato low cost c’era l’asino o il mulo. A differenza dei cavalli di razza, raffinati e costosi, la vita di un asino era molto ingrata. L’asino, come il maiale, è un animale buono per tutti gli usi, anche da morto. Anche di lui non si butta via niente.
Pallada un poeta e grammatico greco antico vissuto tra la seconda metà del IV secolo ad Alessandria d’Egitto, scrisse un epigramma dedicato al suo ciuchino e alla sua vita grama:
“Povero mio ciuchino! Non è certo una pacchia avere me come padrone, un pedante professorino squattrinato, piuttosto che essere l’asino di un ricco burbero che si pavoneggia nel palazzo dell’alabarca [funzionario della dogana di Alessandria].
Ciuchino, resta, resta con me pazientemente fino al giorno in cui avrò finalmente la mia paga.”
Gli asini erano utili soprattutto nelle zone montuose, dove non c’erano strade, e dove era spesso impossibile utilizzare veicoli di qualsiasi tipo. In questo caso si viaggiava a piedi o si trasportavano merci su animali da soma, e il più comune di questi era appunto l’asino.
I cammelli servivano spesso come animali da soma in Nord Africa e Medio Oriente. I viaggiatori antichi raramente cavalcavano cavalli, che generalmente erano usati solo dai messaggeri del governo e dalle truppe di cavalleria dell’esercito.
I carri
Sia nell’antica Grecia che a Roma, i veicoli terrestri di base erano carri a due ruote o quattro ruote. Trainati da buoi, muli o cavalli, trasportavano sia persone che merci. I grandi carri a quattro ruote erano usati principalmente per trasportare carichi pesanti, mentre i carri leggeri a due ruote erano preferiti per piccoli carichi e per i passeggeri.
Il trasporto via terra nell’antica Grecia e a Roma era tedioso e rumoroso. Le ruote del carro non venivano lubrificate, se non col grasso animale e il sedimento oleoso lasciato dopo la spremitura delle olive, le uniche sostanze conosciute all’epoca per questo scopo. Entrambi erano troppo costosi per essere applicati liberamente alle ruote della maggior parte dei veicoli.
A peggiorare le cose, la maggior parte dei carri e dei carri aveva ruote di ferro e nessuna molla. Ne risultava perciò un movimento molto accidentato e rumoroso. Le ruote stridevano e cigolavano e i carri sferragliavano e sbattevano così tanto che si poteva sentire un carro ben prima del suo arrivo e ancora molto tempo dopo che se ne fosse andato.
A piedi
“Un kilomètre à pied ça use, ça use…Un kilomètre à pied ça use les souliers.” cioé “Un chilometro a piedi consuma, consuma… Un chilometro a piedi consuma le scarpe”, così recita una vecchia filastrocca francese per bambini.
Tasche vuote? Neanche pochi soldi per comprare (e mantenere) un ciuchino? E allora c’era poco da fare! Se ti trovavi in questa condizione (e questo valeva per la maggior parte dei greci di questo periodo) per raggiungere la tua destinazione non c’era alternativa: gambe in spalla, dovevi andarci a piedi! Dunque si cercava di limitare gli spostamenti allo stretto necessario.
Uno dei viaggi più comuni era la passeggiata tra la città di Atene e il porto del Pireo: circa 7 chilometri. Occorreva un bel po’ per andarci e tornare poi a piedi, ma alcuni pendolari facevano questo percorso ogni giorno, come i piccoli contadini o i giurati che si recavano ai tribunali.
I ricchi mercanti ateniesi spesso tenevano delle piccole case o degli appartamenti nel porto per quando avevano bisogno di condurre degli affari lì prima di tornare alla loro casa principale in città.
Per quanto riguarda le vie urbane…
“Le strade di Atene non erano quasi mai rettilinee. Si adattavano alla forma dei passaggi naturali fra le colline e spesso si stringevano; quasi mai erano di larghezza regolare. […]
[..] Naturalmente le strade non erano illuminate, di notte, come dimostra questo aneddoto narrato da Plutarco per illustrare l’altero dominio di sé che possedeva Pericle:
– Un giorno Pericle sull’Agorà fu coperto di ingiurie e di male parole da un uomo grossolano e sfrontato; tollerò quell’individuo tutta la giornata, mentre svolgeva degli affari urgenti. La sera tornò tranquillamente a casa, con alle calcagna sempre quell’uomo che gli lanciava le sue insolenze. Al momento di entrare in casa, poiché era già buio, Pericle ordinò a uno dei suoi servi di prendere un lume per scortare e condurre a casa il suo insultatore. – (Plutarco, Pericle, 5, 2)
Gli eliasti delle Vespe quando si alzano in piena notte per andare a giudicare cercano di evitare le pozzanghere con lampade portate da giovani schiavi per illuminare il loro cammino. (Aristofane, Le vespe, vv. 219, 248-257.)
– La vita quotidiana in Grecia nel secolo di Pericle, Robert Flacelière, Rizzoli “
(Fonti: Ancient Greece and Rome: An Encyclopedia for Students, Carroll Moulton e The Ancient Greeks For Dummies, Stephen Batchelor)