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“Quel bimbo porterà solo rovina”
Al tempo della conquista di Tebe da parte degli Epigoni, sul trono di Troia, o Ilio, sedeva un Re chiamato Priamo, padre di una nobile stirpe. Troia o Ilio era la capitale di un regno in Asia Minore, situato vicino all’Ellesponto e fondato da Ilo, figlio di Troo, di cui il re Priamo era diretto discendente diretto. Questi era sposato con Ecuba, figlia di Dimante, re di Tracia; fra i più celebri dei suoi figli vi erano il valoroso Ettore, la profetessa Cassandra e Paride, quest’ultimo causa della Guerra di Troia.
Prima della nascita di questo secondo figlio Paride, Ecuba sognò di aver dato alla luce un tizzone fiammeggiante, cosa che fu interpretata da Esaco il veggente (figlio di Priamo, avuto da un precedente matrimonio) col significato che la donna avrebbe partorito un figlio che avrebbe causato il distruzione della città di Troia.
“Il primo figlio nato da lei fu Ettore; e quando un secondo bambino stava per nascere, Ecuba sognò di aver generato una fiaccola ardente e che il fuoco si diffondeva su tutta la città e la bruciava. Quando Priamo venne a conoscenza del sogno di Ecuba, mandò a chiamare suo figlio Esaco, perché era un interprete dei sogni, essendo stato istruito dal padre di sua madre Merope. Egli dichiarò che il bambino era stato generato per essere la rovina del suo paese e consigliò che venisse abbandonato.
(Pseudo-Apollodoro, Biblioteca III, 12, 5)”
Secondo un’altra versione fu invece la loro figlia Cassandra, alla quale Apollo aveva elargito il dono della profezia (ma condannandola a non esser mai creduta per aver rifiutato il suo amore), ad annunciare che il bambino sarebbe cresciuto fino a diventare la rovina della sua patria.
Vorrei che la madre che lo partorì come distruzione, avesse lanciato questa maledizione sulla sua testa, prima che egli venisse ad abitare sulla roccia di Ida, quando accanto al profetico alloro, Cassandra gridò il suo ordine di ucciderlo, la grande rovina della città di Priamo! A chi degli anziani della città non si era avvicinata, chi non aveva pregato di uccidere il bambino?
(Euripide, Andromaca, 293-300)
Per evitare una tale calamità, Ecuba fece dunque esporre il bambino appena nato sul monte Ida; dove però fu trovato e allevato da pastori di buon cuore. Il fanciullo, Paride, o Alessandro, crebbe dunque inconsapevole della sua nobile nascita, trascorrendo fra pascoli e greggi la prima parte della sua vita.
Quando il bambino nacque, Priamo lo diede a un servo perché lo prendesse e lo esponesse sul Monte Ida; ora il servo si chiamava Agelao. Esposto da lui, il bambino fu allattato per cinque giorni da un orso; e, quando lo trovò al sicuro, lo prese, lo portò via, lo allevò come suo figlio nella sua fattoria e lo chiamò Paride.
(Pseudo-Apollodoro, Biblioteca III, 12, 5)
(Libera traduzione e adattamento, da Myths and Legend of Ancient Greece and Rome di E. M. Berens, 1880 e da “Manual of mythology. Greek and Roman, Norse, and Old German, Hindoo and Egyptian mythology di Alexander Stuart Murray, 1895 con aggiunte e integrazioni)
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Le nozze della dea Teti e dell'eroe Peleo erano un evento da non perdere. Tutti gli dei e le dee si incontrarono lì, tranne una di loro: Eris, la dea della Discordia, che non fu invitata. Furiosa e sconvolta, decide di vendicarsi lanciando in mezzo agli ospiti una mela d'oro su cui stava scritto "Alla più bella". Fu allora che tre dee, Era, Afrodite e Atena, si batterono per il frutto, credendo ciascuna che le spettasse. Per porre fine alla lite, Zeus, il re degli dei, incarica il giovane Paride, principe di Troia, di decidere tra le tre divinità. Per incoraggiarlo nella scelta, ognuna delle tre dee fa al giovane una promessa. Atena, la dea della guerra e della saggezza, promette a Paride gloria e successo in tutte le sue battaglie. Era, dea del matrimonio e protettrice delle donne, gli promette la ricchezza e la sovranità su tutti gli uomini. Infine, Afrodite, dea della Bellezza e dell'Amore, gli promette invece l'amore eterno della più bella delle donne, Elena, moglie del re di Sparta, Menelao. L'ardente Paride assegna la mela d'oro ad Afrodite. Si reca quindi a Sparta, rapisce la bella Elena per portarla a Troia. Un affronto supremo che provoca l'ira del re Menelao e che innesca, senza che nessuno ne sia consapevole, uno dei più grandi conflitti leggendari della storia della mitologia: la guerra di Troia.