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TYCHE E ANANKE

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Tyche personificava quella peculiare combinazione di circostanze che chiamiamo “fortuna”, ed era considerata la fonte di tutti gli eventi imprevisti nella vita umana, buoni o cattivi che fossero. Se una persona era riuscita in tutto ciò che aveva intrapreso senza possedere alcun merito speciale, evidentemente Tyche aveva sorriso alla sua nascita. Se, d’altra parte, una sfortuna immeritata lo aveva invece perseguitato per tutta la vita e tutti i suoi sforzi erano stati votati al fallimento, tutto ciò veniva attribuito all’influenza avversa di Tyche.

Questa dea della fortuna è stata variamente rappresentata. Talvolta è raffigurata con in mano due timoni, con uno dei quali dirige la barca dei fortunati e con l’altro quella degli sventurati tra i mortali. In tempi successivi appare bendata e sta in piedi su una palla o una ruota, a simboleggiare la volubilità e il continuo giro dei favori della fortuna. Porta spesso lo scettro e la cornucopia o corno dell’abbondanza e di solito è alata. Nel suo tempio a Tebe, è rappresentata mentre tiene in braccio il piccolo Pluto, a simboleggiare il suo potere sulla ricchezza e la prosperità.

Tyche era venerata in varie parti della Grecia, ma particolarmente dagli Ateniesi, che credevano nella sua speciale predilezione per la loro città.

Fortuna

Tyche era adorato a Roma sotto il nome di Fortuna e occupava una posizione di maggiore importanza tra i romani rispetto ai greci.

In tempi successivi la Fortuna non fu più rappresentata né alata né in piedi su una palla; ma mentre portava semplicemente una cornucopia. È evidente, quindi, che era ormai considerata solo la dea della buona fortuna, che porta benedizioni all’uomo e non, come presso i Greci, come la personificazione delle fluttuazioni della sorte.

Oltre a Fortuna, i romani adoravano Felicita come donatrice di buona fortuna.

Ananke (Necessitas)

AnankeCome Ananke, Tyche assume un carattere completamente diverso e diventa l’incarnazione di quelle leggi immutabili della natura, per cui determinate cause producono risultati necessari e inevitabili.

In una statua di questa divinità ad Atene, essa era rappresentata con mani di bronzo e circondata di chiodi e martelli. Le mani di bronzo indicavano probabilmente il potere irresistibile dell’inevitabilità e il martello e le catene i ceppi che lei ha forgiato per l’uomo.

Ananke era venerata a Roma con il nome di Necessitas.

(Libera rielaborazione  e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880)

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