- In principio…era il caos
- Urano, il cielo che si spalanca, Gea la terra che lo accoglie e lo contempla
- Oceano, il Primogenito
- Ci vuole una boccata d'aria
- Nuvole, Montagne e il mare (con le sue creature)
- “Vieni con noi nel lato oscuro della forza!"
- Fate spazio, arrivano i giganti e i titani
- “Questi mostri non possono essere miei figli: non li voglio!"
- Congiura e rivolta
- Crono: il nuovo tiranno
In principio…era il caos
Gli antichi greci avevano diverse teorie riguardo all’origine del mondo, ma la nozione generalmente accettata era che prima che questo universo venisse ad esistere, c’era al suo posto una massa confusa di elementi informi chiamati Caos.
Questi elementi, dopo essersi consolidati (non si sa in quale modo), si risolsero in due sostanze molto diverse, la parte più leggera delle quale, salendo in alto, formò il cielo o il firmamento, e che si è costituita in una vasta volta, che proteggeva la massa solida sottostante.
Così nacquero le due prime grandi divinità primordiali dei Greci, Urano e Gea o Gaia.
Urano, il cielo che si spalanca, Gea la terra che lo accoglie e lo contempla
Urano, la divinità più nobile, rappresentava la luce e l’aria del cielo, possedendo le qualità distintive appunto della luce, del calore, della purezza e dell’onnipresenza, mentre Gea, la terra ferma, piatta, che sostiene la vita, era venerata come la grande madre che nutre tutto. I suoi molti titoli si riferiscono a lei più o meno in questo carattere, e sembra che fosse universalmente venerata tra gli elleni, non essendoci quasi una città in tutta la Grecia che non avesse un tempio eretto in suo onore; infatti Gea era tenuta in tale venerazione che il suo nome era sempre invocato, ogni volta che gli dei facevano un giuramento solenne, una dichiarazione enfatica o imploravano assistenza.
Si credeva che Urano, il cielo, si fosse unito in matrimonio con Gea, la terra; e riflettendoci bene questa idea veramente poetica è di fatto anche molto logica; perché, presa in senso figurato, questa unione esiste davvero. I sorrisi del cielo producono i fiori della terra, mentre i suoi accigli prolungati esercitano un’influenza così deprimente sulla sua amata compagna, che lei non si veste più con abiti luminosi e festosi, ma risponde con pronta adesione al suo umore malinconico.
Oceano, il Primogenito
Il primogenito di Urano e Gea era Oceano, la corrente dell’oceano, quella vasta distesa d’acqua che scorreva sempre e che circondava la terra. Qui incontriamo un’altra conclusione logica anche se fantasiosa, che una minima conoscenza del funzionamento della natura dimostra essere giusta e vera. L’oceano è formato dalle piogge che scendono dal cielo e dai ruscelli che scorrono dalla terra. Facendo di Oceano quindi il figlio di Urano e Gea, gli antichi, se prendiamo questa nozione nel suo senso letterale, affermano semplicemente che l’oceano è prodotto dall’influenza combinata del cielo e della terra, mentre allo stesso tempo la loro fervida e poetica immaginazione li portava a vedere in esso, come in tutte le manifestazioni delle potenze della natura, una divinità reale e tangibile.
Ci vuole una boccata d’aria
Ma Urano, il cielo, l’incarnazione della luce, del calore e del soffio della vita, produsse una prole che era di natura molto meno materiale di suo figlio Oceano. Questi altri suoi figli dovevano occupare lo spazio intermedio che divideva lui stesso, loro padre, da Gea. Più vicino a Urano, e proprio sotto di lui, veniva Aether (Etere), una creazione luminosa che rappresenta quell’atmosfera altamente rarefatta che solo gli immortali potevano respirare. Poi seguiva Aer (Aria), che stava nelle immediate vicinanze di Gea, e rappresentava, come il suo nome implica, l’atmosfera più comune che circonda la terra che i mortali potevano respirare liberamente, e senza la quale sarebbero morti.
Nuvole, Montagne e il mare (con le sue creature)
Aether e Aer erano separati l’uno dall’altro da divinità chiamate Nephelae. Queste erano le loro sorelle inquiete ed erranti, che esistevano sotto forma di nuvole, sempre fluttuanti tra l’Etere e l’Aer. Gea produsse anche le montagne e il Ponto (il mare). Si unì con quest’ultimo, e la loro prole furono le divinità marine Nereo, Taumante, Forco, Ceto ed Euribia.
“Vieni con noi nel lato oscuro della forza!”
Coesistenti con Urano e Gea c’erano due grandi potenze che erano anche loro figlie del Caos. Queste erano Erebus (Tenebre) e Nyx (Notte), che formavano un contrasto sorprendente con la luce felice del cielo e i sorrisi luminosi della terra. Erebus regnava in quel misterioso mondo sotterraneo dove nessun raggio di sole, nessun bagliore di luce diurna, né vestigia di vita terrestre, apparvero mai. Nyx, la sorella di Erebus, rappresentava la Notte, ed era venerata dagli antichi con la massima solennità.
Anche Urano doveva essere unito a Nyx, ma solo in qualità di dio della luce, essendo considerato la fonte di essa, e i loro figli erano Eos (Aurora), l’Alba, ed Hemera, lo splendore del giorno. Anche Nyx, da parte sua, era doppiamente unita, essendo stata sposata in un periodo indefinito con Erebo.
Fate spazio, arrivano i giganti e i titani
Oltre ai figli del cielo e della terra già enumerati, Urano e Gea produssero due razze distinte di esseri chiamati Giganti e Titani. I Giganti personificavano la sola forza bruta, ma i Titani univano alla loro grande potenza fisica qualifiche intellettuali variamente sviluppate. C’erano tre Giganti, Briareo, Cotto e Gige, che possedevano ciascuno cento mani e cinquanta teste, ed erano conosciuti collettivamente con il nome di Hecatoncheires (Ecatonchiri), che significava “cento mani”. Questi potenti giganti potevano scuotere l’universo e produrre terremoti; è quindi evidente che rappresentavano quelle forze sotterranee attive che spesso sconquassano la terra. I Titani erano dodici; i loro nomi erano: Oceanus, Ceos, Crios, Hyperion, Iapetus, Cronus, Theia, Rhea, Themis, Mnemosyne, Phœbe e Tethys.
“Questi mostri non possono essere miei figli: non li voglio!”
Ora Urano, la casta luce del cielo, l’essenza di tutto ciò che è luminoso e gradevole, detestava la sua rozza e turbolenta progenie, i Giganti, e inoltre temeva che la loro grande potenza potesse alla fine rivelarsi dannosa per se stesso. Perciò li scagliò nel Tartaro, quella parte del mondo inferiore che serviva come prigione sotterranea degli dei. Per vendicare l’oppressione dei suoi figli, i Giganti, Gea istigò una cospirazione da parte dei Titani contro Urano, che fu portata a termine con successo da suo figlio Crono.
Congiura e rivolta
Egli ferì suo padre, e dal sangue della ferita che cadde sulla terra nacque una razza di esseri mostruosi chiamati appunto Giganti. Assistito dai suoi fratelli-Titani, Crono riuscì a detronizzare il padre, il quale, infuriato per la sua sconfitta, maledisse il figlio ribelle, e gli predisse un destino simile.
Crono: il nuovo tiranno
Crono venne ora investito del potere supremo, e assegnò ai suoi fratelli cariche di distinzione, subordinate solo a se stesso. In seguito, però, quando, sicuro della sua posizione, non ebbe più bisogno della loro assistenza, ripagò vigliaccamente i loro precedenti servizi con il tradimento, mosse guerra ai suoi fratelli e fedeli alleati e, assistito dai giganti, li sconfisse completamente, mandando quelli che resistettero al suo braccio onnipotente giù nelle profondità del Tartaro.
(Libera rielaborazione e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880)
Nel prossimo episodio: CRONO O SATURNO »
Cronos (greco: Κρόνος, trad. Krónos), nella mitologia greca, dio del tempo e re dei titani. È il più giovane fra questi ultimi, figlio di Urano, il cielo stellato, e di Gaia, la terra. In alternativa, per Platone, gli dei Forco, Crono e Rea erano i figli maggiori di Oceano e Teti. Cronos era il dio del tempo, soprattutto se visto nel suo aspetto distruttivo, il tempo inarrestabile che governa i destini e può divorare tutto. Il titano Crono servì da ispirazione all'antica setta orfica per creare la figura di Crono, che chiamavano "il dio primordiale del tempo". Vale la pena notare che il modo di vivere degli Orfici causò grande sconcerto tra i greci e la nuova teogonia creata da loro fu, allo stesso modo, ripudiata dal culto civico e popolare della polis greca. Il che significa che, per i greci comuni, il titano Crono (e solo lui) era il dio del tempo per eccellenza. Crono era solitamente rappresentato con una falce o un falcetto, con cui aveva castrato e deposto Urano, suo padre. Ad Atene, il 12° giorno del mese attico di Hecatombaion, si celebrava la festa di Kronia, in onore di Kronos.