Il successore di Giuliano fu, Gioviano(363-364), scelto dall'esercito e dichiarato imperatore. La prima cosa che fece Gioviano fu quella di negoziare un'umiliante pace con i persiani per abbandonare tutti i territori persiani conquistati dal tempo di Diocleziano più di 60 anni prima. Quando poi Gioviano si mise in viaggio per Costantinopoli, rimase soffocato in un incidente piuttosto strano, quando un braciere fu lasciato acceso nella sua camera da letto. Il suo regno era durato solo sette mesi. Intanto i barbari erano ormai quasi alle porta di Roma e i successivi cinquanta anni sarebbero stati decisivi per l'Impero.
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Valentiniano I, imperatore romano d’Occidente dal 364 al 375 d.C., nacque a Cibalis, in Pannonia. Era stato un ufficiale della guardia sotto Giuliano e Gioviano, ed era salito in alto nel servizio imperiale. Di corporatura robusta e d’aspetto distinto, possedeva grande coraggio e capacità militare. Divenne imperatore a quarantatré anni, scelto dagli ufficiali dell’esercito a Nicea, in Bitinia, nel 364, e poco dopo nominò suo fratello Valente come collega nell’impero. I due fratelli, dopo essere passati per le capitali dei domini romani, organizzarono la ripartizione dell’impero a Naissus (Nissa) nell’Alta Mesia.
La divisione dell’Impero
Come imperatore d’Occidente, Valentiniano si aggiudicò l’Italia, l’Illirico la Spagna, la Gallia, la Britannia e l’Africa, lasciando a Valente la metà orientale della penisola balcanica, la Grecia, l’Egitto, la Siria e l’Asia Minore fino alla Persia. Durante il breve regno di Valentiniano ci furono guerre in Africa, in Germania e in Britannia, e Roma entrò in collisione con popoli barbari di cui si sentiva allora parlare quasi per la prima volta: Burgundi, Sassoni, Alamanni.
Valente era dunque al governo dell’oriente, dal basso Danubio fino alla Persia, ma Valentiniano che teneva le provincie occidentali e l’Italia, era in preminenza di grado su di lui, e pose la sua sede a Milano.
Questa divisione dell’Impero in due parti, Occidentale e Orientale, divenne presto definitiva e i due regni seguirono storie e destini separati
Sotto il governo dei due fratelli grazie alla superiorità di Valentiniano e alla quieta dipendenza di Valente, l’impero godette della pace al suo interno – salvo due infelici tentativi di breve usurpazione fatti da Procopio nell’oriente e da Firmo nella Mauritania – e all’esterno fu ben difeso dagli assalti barbarici.
Valentiniano provvide con buone leggi all’amministrazione dell’occidente e con serena imparzialità mantenne rispettata la tolleranza religiosa, pur professandosi cristiano ortodosso. Valente invece nell’oriente sostenne l’Arianesimo che in quelle zone era largamente diffuso, e che in sempre viva lotta coll’ortodossia cattolica, ad ogni nuova elezione di un vescovo nelle maggiori città, dava spesso origine a gravissimi tumulti.
Il compito principale dell’imperatore era quello di sorvegliare le frontiere e stabilire posizioni militari. Milano, come abbiamo detto, fu dapprima il suo quartier generale per sistemare gli affari dell’Italia settentrionale; l’anno dopo (365) fu a Parigi, e poi a Reims, per dirigere le operazioni dei suoi generali contro gli Alamanni. Questo popolo, fu sconfitto poi, come vedremo subito dopo, a Scarpona (Charpeigne) e Catalaunum da Giovino, e venne ricacciato sulla sponda tedesca del Reno, bloccato per un po’ da una catena di postazioni militari e di fortezze.
Nella scelta di Valentiniano come imperatore, fatta nel congresso di Nicea, erano prevalse le considerazioni del suo valore militare; era infatti necessario il braccio di un valoroso, perché dopo la morte di Giuliano, i barbari avanzavano e premevano di nuovo sui confini del Danubio e del Reno, come anche nella lontana Britannia.
Gli Alemanni avevano invaso le Gallie ma nel 366, Valentiniano li vinse nei campi Catalauni o Campi Catalaunici (Duro Catalaunum, nella località di Châlons-en-Champagne, un tempo nota anche come Châlons-sur-Marne, nella regione Est della Francia) e li ricacciò oltre il Reno; nel 368 portò le legioni oltre il fiume, sconfisse nuovamente gli Alemanni nel loro stesso territorio a Solicinio (Schwetzingen presso Heidelberg) e ritraendosi con un grande bottino, munì di nuove fortificazioni le frontiere dalle sorgenti del Reno all’Oceano.
I Visigoti, sempre nel 366 invasero i territori di Valente nella Tracia, ma il paese fu difeso da fortificazioni ben munite: i Visigoti furono respinti e bloccati durante la ritirata, in gran parte si arresero come prigionieri.
Gli Scotti e i Pitti, le due più forti e bellicose tribù celtiche, abitanti i monti della Caledonia (regione corrispondente in gran parte all’odierna Scozia), facevano scorrerie nella provincia romana di Britannia; a loro si aggiungevano i Sassoni, nuovo nome di genti barbariche che dalle spiagge meridionali del Chersoneso Cimbrico (lo Jutland, nell’attuale Danimarca) e dalle isole sparse sulle foci dell’Elba, con numerosi e piccoli navigli atti a risalire il corso dei fiumi, infestavano come pirati le coste galliche e britanniche.
Valentiniano, occupato nella guerra alemannica, affidò la difesa di quella provincia ad un valoroso generale, Flavio Teodosio “Il Vecchio” (padre del futuro imperatore Teodosio I il Grande), che nelle campagne dal 367 al 369 ricacciò Scoti e Pitti oltre il vecchio confine della muraglia eretta da Antonino (tra Firth of Forth, vicino Edimburgo, e Firth of Clyde, sulla costa occidentale della Scozia). In questo ebbe pieno successo e stabilì una nuova provincia britannica, chiamata Valentia, in onore dell’imperatore
Nel corso di un lungo periodo, i Goti avevano esteso il loro dominio dal Baltico al basso Danubio, e in quelle regioni si erano stanziati divisi in due grandi famiglie di una stessa stirpe: cioè i Visigoti o Thervingi (Goti occidentali) al nord del basso Danubio e gli Ostrogoti o Greuthungi, estesi dal Baltico verso il Tanai (Don), divenuti potentissimi sotto la valorosa regia stirpe degli Amali.
Alla fine del 367, tuttavia, i Germani attraversarono improvvisamente il Reno, attaccarono Moguntiacum (Magonza) e saccheggiarono la città. Valentiniano li attaccò a Solicinium (Sulz nella valle del Neckar o Schwetzingen) con un grande esercito e li sconfisse con grande strage, ma le sue perdite furono così considerevoli che abbandonò l’idea di proseguire l’inseguimento dei barbari. Successivamente, nel 374, stipulò una pace con il loro re, Macriano, che da quel momento rimase un vero alleato dei romani.
I successivi tre anni li trascorse a Treviri, di cui fece il suo principale quartier generale, organizzando la difesa della frontiera del Reno e sovrintendendo personalmente alla costruzione di numerosi forti.
In Africa il principe moresco Firmo alzò lo stendardo della rivolta, ottenendo il sostegno di molti provinciali che erano ormai esasperati dalla crudeltà e dalle estorsioni perpetuate dal loro governatore militare romano. Teodosio fu incaricato di gestire la rivolta. Sbarcato in Africa con un piccolo drappello di veterani sconfisse Firmo, che per non essere fatto prigioniero si suicidò.
Sempre nel 374 i Quadi, una tribù tedesca stanziata in quella che oggi è la zona della Moravia e dell’Ungheria, indignati per la costruzione di fortezze romane a nord del Danubio in quello che consideravano essere il loro territorio e ulteriormente esasperati dall’assassinio a tradimento del loro re, Gabinio, attraversarono il fiume e devastarono la provincia della Pannonia.
Morte di Valentiniano
Il prode Ermanrico, re degli Ostrogoti, accorse a sostenere l’impresa dei Quadi, e incominciò una guerra difensiva contro le forze di Valente , la quale, prolungata per tre anni, si concluse con un trattato di pace che restituì le reciproche condizioni anteriori alla guerra del 370 e fece posare le armi per alcuni anni.
Valentiniano, lasciata al fratello la difesa della linea del basso Danubio, vegliava alle frontiere del corso superiore del fiume e mentre egli stanziava a Treviri, di nuovo i Quadi, alleati coi Sarmati, avevano con ripetute scorrerie devastato i paesi della Pannonia (una zona compresa tra l’odierna Ungheria, L’Austria, la parte nord della Croazia e parte della Slovenia) nel 374.
L’imperatore alla guida delle legioni della Gallia vendicò quelle devastazioni: passato il Danubio, percorse compiendo una terribile rappresaglia la terra dei Quadi (anno 375). Ritiratosi poi nei quartieri d’inverno a Bregezio sul Danubio, presso l’odierna Bratislava in Slovacchia, si preparava ad una seconda spedizione.
I Quadi gli mandarono allora degli ambasciatori per chiedere la pace. Ammessili in sua presenza Valentiniano, di carattere violento e irruente, fu preso da tale un impeto d’ira che gli provocò un attacco di apoplessia, a seguito del quale perse i sensi e in breve morì, il 17 di novembre del 375.
Uno degli ultimi grandi imperatori
L’amministrazione generale tenuta da Valentiniano, sembra essere stata tutta improntata sull’onesta e condotta con competenza, per certi aspetti fu perfino benefica. Anche se Valentiniano era duro ed esigente in materia di tasse, finanziava con esse il potenziamento e il miglioramento della difesa dei suoi domini, non gli oziosi spettacoli o i lussi.
Pur essendo lui stesso un soldato semplice e quasi un analfabeta, fu fondatore di molte scuole e fornì anche assistenza medica ai poveri di Roma, nominando un medico per ciascuno dei quattordici rioni della città. Era un cattolico ortodosso, ma concedette assoluta libertà religiosa a tutti i suoi sudditi.
Contro tutti gli abusi, sia civili che ecclesiastici, si oppose con fermezza, anche contro la crescente ricchezza e mondanità del clero.
La grande macchia nella sua memoria è stata la sua crudeltà, che a volte era spaventosa e si manifestava in tutta la sua ferocia nella punizione di persone accusate di stregoneria, di esercitare la divinazione o le pratiche magiche.
(Libera traduzione da Encyclopædia Britannica Eleventh Edition, 1911 con integrazioni da Storia romana di Igino Gentile, 1885)
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