- La conquista persiana dell'Asia Minore
- Lidia e la conquista delle città greche (560 a.C.)
- L'ascesa e le conquiste della Persia
- Conquista della Lidia e della Grecia asiatica
- Conquiste in Asia e Africa
- Conquiste in Europa sotto Dario
- L'impero persiano e la sua civiltà
- Persia e Grecia
- Cause della rivolta ionica
- Atene e le città ioniche
- L'incendio di Sardi (499 a.C.)
- Soppressione della rivolta
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Ciò che più di ogni altra cosa fece dei Greci un solo popolo e ciò che fa riservare loro un interesse speciale per noi ancora oggi, era il loro tipo superiore di cultura, una cultura che li distingueva da tutti gli altri popoli. Sebbene avessero derivato molte delle loro idee dall’Oriente, diedero a queste stesse una nuova impronta e svilupparono una forma di civiltà distinta. Se dovessimo cercare di caratterizzare questo tipo di cultura, potremmo chiamarla, in mancanza di un termine migliore, umanistica, cioè basata sulla natura umana e pervasa dallo spirito umano. I greci credevano nella dignità dell’uomo. Cercarono di raggiungere uno sviluppo umano simmetrico in accordo con la ragione umana.
La conquista persiana dell’Asia Minore
Carattere del nuovo periodo
Ci avviciniamo ora al periodo che è, per molti aspetti, il più movimentato ed eroico dell’intero corso della storia greca. I greci erano già diventati un popolo attivo, intraprendente e colto. La loro influenza cominciava a farsi sentire su quasi tutte le sponde del Mediterraneo non solo nella Grecia europea e nell’Asia Minore, ma anche sulla Propontide e sull’Eusino, in Italia e in Sicilia, e anche sulle coste dell’Africa, della Gallia e della Spagna. Ovunque avevano abbattuto le loro vecchie monarchie e avevano stabilito istituzioni più libere. Stavano anche ponendo le basi di una cultura più ampia e più liberale. Erano, insomma, divenuti i rappresentanti di una nuova e più alta civiltà. Ma ora arriva una grande periodo di crisi nella loro storia, quando vengono chiamati a difendere la loro stessa esistenza. Le loro città, le loro colonie, i loro commerci, le loro libere istituzioni e la loro nuova cultura furono tutte minacciate di distruzione dalle grandi potenze dell’Oriente. Durante questo periodo vedremo una lotta tra Oriente e Occidente che dovrà decidere se la civiltà greca deve sopravvivere o se l’Europa deve cadere sotto il dominio asiatico. Seguendo questo conflitto vedremo non solo il trionfo dell’Europa sull’Asia, ma anche come Atene divenne il cuore stesso della vita e dell’influenza greca.
Posizione delle città asiatiche
Il principale punto di contatto tra l’Oriente e l’Occidente era la costa dell’Asia Minore, popolata da città greche. Queste città formavano la frontiera orientale del mondo ellenico. Erano per molti aspetti i pionieri della civiltà greca, qui infatti ebbero origine la poesia, l’arte e la filosofia. Ma, come le altre città della Grecia, esse erano politicamente indipendenti l’una dall’altra. Sebbene avessero una religione e una cultura comuni, non erano inclini a legarsi insieme in uno stato comune, e quindi erano relativamente deboli in presenza dei loro vicini orientali.
Lidia e la conquista delle città greche (560 a.C.)
Delle quattro grandi potenze orientali che fiorivano nel VI secolo – cioè Lidia, Media, Babilonia ed Egitto – la Lidia era la più vicina alle città greche dell’Asia Minore. I re di Lidia furono ispirati dalla passione orientale per la conquista. Sotto il loro sovrano Gige, i Lidi sottomisero Magnesia e Colofone; e sotto Aliatte conquistarono Smirne e formarono alleanze con Efeso e Mileto. Ma il loro re più famoso fu Creso, che completò la conquista di questa parte del mondo greco. Creso adottò, tuttavia, una politica molto liberale verso i suoi nuovi sudditi. Mentre li costringeva a pagare un tributo, concedeva loro una certa libertà locale e non li obbligava a raccogliere truppe per il suo esercito. La prosperità delle città Greche non fu così gravemente colpita dalla conquista della Lidia; al contrario, trovarono nella Lidia più un protettore che un oppressore.
L’ascesa e le conquiste della Persia
Ascesa della Persia sotto Ciro (558-529 a.C.)
Ma presto apparve una potenza più grande della Lidia che assorbì tutti i paesi dell’Asia occidentale: la Persia. In origine era una piccola provincia situata sul Golfo Persico e soggetta all’impero dei Medi. Verso la metà del VI secolo a.C. il suo principe, che conosciamo come Ciro il Grande, si ribellò ai dominatori e divenne il fondatore di un nuovo impero mondiale. Molte storie sono state raccontate sulla nascita e sui primi anni di vita di questo grande uomo; ma sono in gran parte racconti mitici e non ci si deve neppure porre il problema di trovare in essi una qualche validità storica. Il principale significato che per noi oggi essi hanno, è il fatto che la sua figura fu all’origine dell’impero più potente che il mondo avesse mai visto e che stabilì una politica destinata a portare l’Asia in conflitto con l’Europa.
Conquista della Lidia e della Grecia asiatica
Con il rovesciamento dell’impero dei Medi, Ciro procedette ad estendere il suo regno ad Occidente. Ciò richiese la conquista della Babilonia a ovest del Tigri e della Lidia, nella parte occidentale del fiume Halys. La Lidia era particolarmente esposta ai pericoli dell’aggressione persiana. Il suo energico re, Creso, che ora aveva sotto il suo controllo le città greche dell’Asia Minore, assunse la parte del difensore dell’Asia occidentale. Si dice che abbia consultato l’oracolo di Apollo a Delfi e che abbia ricevuto la risposta che “se attraverserai il fiume Halys, distruggerai un grande impero”. Non pensando che ciò potesse valere per il suo stesso regno, così come per quello di Ciro: attraversò il fiume quindi, e dopo una battaglia dall’esito incerto si ritirò nel suo territorio. Senza indugio Ciro invase la Lidia e prese Sardi. I greci gli offrirono dunque la loro resa, a condizione di ricevere gli stessi privilegi di cui avevano goduto sotto Creso. Queste condizioni furono rifiutate, ed essi vennero rapidamente ridotti alla sottomissione. L’Asia Minore divenne dunque parte dell’impero persiano. Le città greche furono obbligate a pagare tributi, a fornire navi e soldati, e a sottomettersi al controllo di un governatore persiano.
Conquiste in Asia e Africa
Dopo la conquista della Lidia e delle città greche, Ciro rivolse la sua attenzione al suo prossimo grande rivale, Babilonia. Con la caduta di Babilonia (538 aC), anche questo impero entrò a far parte dei suoi domini. È merito di Ciro l’aver permesso agli ebrei, che erano stati tenuti in prigionia sin dai tempi di Nabucodonosor, di tornare nella loro patria a Gerusalemme. Dopo la morte di Ciro, suo figlio, Cambise (529-522 a.C.), estese l’autorità persiana su Fenicia, Cipro ed Egitto e prese persino le colonie greche di Cirene e Barca sulla costa africana. Ma un esercito inviato in Etiopia perì nelle sabbie del deserto e una spedizione progettata contro Cartagine fallì, perché i marinai fenici si rifiutarono di servire contro i loro parenti. Il governo di Cambise fu opprimente e spesso crudele, e fu segnato da frequenti rivolte in diverse parti dell’impero.
Conquiste in Europa sotto Dario
Le insurrezioni che accompagnarono la morte di Cambise furono sedate da Dario, che era, dopo Ciro, il più grande re di Persia. Egli è una figura storica che è per noi di particolare interesse, perché è stato il primo ad estendere l’autorità persiana in Europa, il che ha aperto la strada alla successiva invasione della Grecia. Lo scopo di Dario nell’entrare in Europa era, secondo Erodoto, di inviare una spedizione contro i barbari Sciti. Per quanto riguardava gli Sciti, questa spedizione si rivelò un fallimento. Ma al suo ritorno in Asia, Dario lasciò in Europa un esercito che sottomise la Tracia e le città greche a nord della Propontide e dell’Egeo fino al fiume Strimone, e costrinse persino la Macedonia a riconoscere la supremazia del grande re. L’impero persiano fu così esteso in Europa fino al confine della Tessaglia, la provincia settentrionale della Grecia.
L’impero persiano e la sua civiltà
Estensione dell’impero persiano
Prima di considerare gli ulteriori tentativi della Persia di invadere l’Europa, possiamo fare una breve rassegna di questo grande impero e della civiltà che ora si trovava di fronte a quella della Grecia. Nella sua estensione geografica, la Persia superò tutti i precedenti imperi d’Oriente. Non solo copriva tutte le terre fino ad allora occupate da Assiria, Babilonia, Media, Lidia ed Egitto, ma vi aggiunse anche altri territori non inclusi in questi antichi imperi. Si estendeva dal fiume Indo al Mar Egeo, per una distanza di circa cinquemila chilometri. Comprendeva, infatti, l’intero mondo civilizzato tranne l’India e la Cina in Estremo Oriente, e la Grecia e Cartagine in Occidente.
Organizzazione politica dell’Impero
La forma di governo stabilita su questo vasto dominio fu modellata su quella degli Assiri, ma rafforzata e perfezionata dal genio di Dario. Ai fini dell’amministrazione il territorio era diviso in un certo numero di province, o satrapie, ciascuna sotto un governatore provinciale o satrapo, nominato dal re. Le province erano dunque soggette ai satrapi e i questi erano soggetti al re. Il compito principale dei sudditi provinciali era di fornire uomini per l’esercito, navi per la marina e denaro per il tesoro del re. Le province erano unite alla capitale, Susa, da strade militari, la più importante delle quali era la grande strada reale che andava da Susa a Sardi, lunga quasi tremila chilometri. La persona del re era esaltata al di sopra di quella degli altri uomini. Stava seduto su un trono d’oro, d’argento e d’avorio. Le sue vesti erano della seta più ricca. Servirlo era il segno più alto di nobiltà. Per servire il suo confort, un dignitario veniva scelto per portare il parasole reale, un altro il ventaglio reale, mentre altri ufficiali furono nominati per svolgere altri doveri ugualmente “onorevoli”.
Il principale sostegno dell’autorità monarchica era l’esercito proveniente dalle diverse province. Quando veniva convocato, era schierato con manipoli provenienti da varie nazioni, ognuna con il proprio costume e soggetta agli obblighi nei confronti del re. I soldati erano armati con la spada, la lancia e la loro arma preferita, che era l’arco, nell’uso della quale erano molto esperti. La cavalleria era un ramo importante dell’esercito ed era molto efficace quando si combatteva in aperta pianura. La parte più eletta dell’esercito persiano erano i “Diecimila immortali”, così chiamati perché il loro numero veniva perpetuamente mantenuto costante. Sul mare i Persiani riuscirono a raccogliere dai loro sudditi un gran numero di navi, per lo più triremi armate di prue di ferro. Con un tale esercito e la marina i Persiani avevano già conquistato l’Asia e speravano di conquistare anche la Grecia.
Arte e letteratura persiana
Poiché i persiani erano principalmente un popolo conquistatore e dominante, non si distinguevano per le loro conquiste intellettuali. Qualunque arte possedessero era per lo più una semplice riproduzione di quella dell’Assiria e di Babilonia. La loro architettura e scultura non mostravano segni di spiccata originalità. Mentre usavano la lingua ariana, i Persiani adottarono per scrivere i caratteri a forma di cuneo dei loro predecessori. Non diedero grandi contributi alla scienza e per molte generazioni non possedettero letteratura degna di nota, tranne l’Avesta, che era la Bibbia Persiana.
Religione e morale persiana
La caratteristica più distintiva della civiltà persiana era la sua religione che era senza dubbio una conseguenza di un culto di natura politeista, che sembra avesse raggiunto il suo massimo sviluppo sotto l’influenza di Zarathiustra. Si suppone che questo riformatore religioso sia vissuto in Battria verso la metà del VII secolo a.C.
Alcuni studiosi sono inclini a credere che il suo nome stia semplicemente per un personaggio mitico, mentre altri affermano con forza che dobbiamo accettare la realtà storica di Zarathustra o Zoroastro (come lo chiamavano i greci). Considerava i domini della natura separati nei poteri della luce e nei poteri delle tenebre.
I primi sotto il controllo del grande dio della luce (Ormuzd), che è il creatore di tutto ciò che è buono; l’altro sotto il controllo del dio delle tenebre (Ariman), che è il padre di tutto ciò che è male. Questo è un tipo di religione che classifichiamo come Dualismo. L’intero universo è visto come una lotta tra la luce e l’oscurità, tra il bene e il male, in altre parole, tra Ormuzd e Ahriman. La vita umana è considerata allo stesso modo come una lotta perpetua tra il bene e il male. Il dovere dell’uomo è di aderire a ciò che è buono ed evitare ciò che è male. La morale era strettamente legata alla religione. I Persiani credevano nella sincerità come ad un’alta virtù morale e disprezzavano la menzogna e l’inganno. Gli elementi superiori della religione persiana erano sotto l’influenza di una classe sacerdotale, i Magi, che erano inclini ad adorare il simbolo del fuoco al posto del dio della luce e a considerare lo svolgimento di riti e cerimonie religiose come il compito principale della vita.
Persia e Grecia
Dovremmo, naturalmente, riconoscere il contributo reso dalla Persia unendo i paesi dell’Oriente sotto un sistema politico più elevato e resistendo ai barbari Sciti del nord. Ma non possiamo non vedere il contrasto stridente tra questa civiltà e quella della Grecia. In Grecia abbiamo visto il declino della monarchia e l’instaurazione di libere istituzioni; in Persia vediamo il culmine della monarchia nella forma più altamente centralizzata di dispotismo. In Grecia abbiamo visto crescere una nuova cultura basata sulla dignità dell’uomo, il primato della ragione e l’amore per la bellezza; in Persia vediamo le fasi di decadenza di un’antica cultura, che era stata ereditata dalle più antiche monarchie d’Oriente e che si era sviluppata sotto l’influenza di una classe sacerdotale, la quale era fortemente caratterizzata da tratti orientali, che agli occhi dei greci (che pure li ammiravano) erano viziati dalla stravaganza, dal lusso e dall’effeminatezza.
Cause della rivolta ionica
Il grande conflitto tra l’Oriente rappresentato dalla Persia e l’Occidente, rappresentato dalla Grecia, iniziò con la rivolta delle città greche in Asia Minore. Le città della Ionia erano in quel momento sotto il controllo del satrapo persiano Artaferne, la cui capitale era a Sardi. Queste città erano in un continuo stato di malcontento, essendo governate da tiranni sostenuti dal governatore persiano. L’aperta rivolta contro la Persia iniziò nella città di Mileto, e il suo ispiratore principale fu il tiranno di quella città, Aristagora. Avendo fallito una spedizione contro Naxos (isola delle Cicladi), e temendo di essere privato del suo potere, Aristagora assunse il ruolo di campione della libertà dei Greci d’Asia e sollevò una ribellione contro l’autorità persiana. Fece appello allo spirito democratico dei greci. Si dimise persino dal proprio potere di tiranno e assunse la posizione di capo del popolo, che era ovunque infiammato dal desiderio di libertà. L’autorità persiana fu sfidata e una forma di governo democratica fu instaurata ovunque nella Ionia. Iniziò così quell’importante evento della storia greca noto come “Rivolta Ionica” (500 aC).
Atene e le città ioniche
È importante notare la relazione di Atene con questa rivolta, a causa della posizione preminente che assunse in seguito nel resistere alle invasioni persiane. Quando Aristagora ebbe ridestato i Greci dell’Asia Minore, passò in Grecia e prima cercò l’aiuto di Sparta, come il più potente degli stati ellenici. Incontrato qui un rifiuto, si rivolse ad Atene, come la seconda città della Grecia. Atene si considerava la madre delle colonie ioniche. Era anche indignata perché la Persia aveva sposato la causa del suo ex tiranno, Ippia, che era stato bandito qualche tempo prima. La Persia sembrava così ad Atene sostenitrice della tirannia, mentre i suoi parenti lottavano per la libertà. Gli Ateniesi votarono quindi affinché una flotta di venti navi fosse inviata in aiuto alle città ioniche. A questo contingente si aggiunsero altre cinque navi da Eretria in Eubea; questa piccola flotta formò la prima spedizione nemica inviata dai Greci d’Europa contro la Persia.
L’incendio di Sardi (499 a.C.)
Prima che il satrapo Artaferne potesse raccogliere una forza sufficiente per difendere la sua capitale, i greci divennero padroni di tutta la città, tranne la cittadella. Da uno degli edifici nel quale un soldato aveva appiccato un incendio, le fiamme si propagarono di casa in casa, fino a bruciare l’intera città. Nell’incendio di Sardi il tempio di Cibele, la dea tutelare del paese, rimase completamente distrutto. Questo pretesto venne usato dai Persiani per bruciare, a loro volta, i templi dei Greci (come ci riferisce Erodoto, 101, 102). Gli Elleni nella loro ritirata dalla città, furono seguiti dall’esercito persiano e subirono una dura sconfitta. Questo scoraggiò così tanto gli Ateniesi che essi tornarono in Grecia. Il rogo di Sardi, con il suo sacro tempio, suscitò l’ira di Dario contro gli Ateniesi. Sempre Erodoto narra la storia che il re, apprendendo la notizia di questo disastro, invocò Zeus per vendetta e ordinò a uno schiavo di ricordargli tre volte al giorno degli Ateniesi (dei quali non aveva mai sentito parlare prima di allora) che avevano osato interferire negli affari dell’Asia.
Soppressione della rivolta
Gli Ioni continuarono la loro resistenza, ma a causa della loro mancanza di unione e di un’organizzazione efficace, non furono in grado di far fronte alle forze del re. Al largo della piccola isola di Lade, vicino a Mileto, furono duramente sconfitti dalla marina persiana. La città di Mileto, il centro della rivolta, fu presa d’assalto, conquistata, bruciata e i suoi superstiti furono ridotti in schiavitù. Le restanti città dell’Asia Minore furono sottomesse in rapida successione. Le isole vicine che avevano preso parte alla rivolta, cioè Chio, Lesbo e Tenedo furono costrette a soccombere. La flotta persiana sconfisse le città ribelli sull’Ellesponto e sulla Propontide. Gli abitanti di Calcedonia e Bisanzio fuggirono all’avvicinarsi dei Persiani e le loro città furono distrutte. L’abile comandante greco, Milziade, che era il sovrano della Tracia Chersonese e che aveva favorito la causa delle città ioniche, fuggì e si rifugiò ad Atene. Dopo una guerra di quasi sette anni (500-493 aC), la rivolta fu completamente repressa e l’autorità persiana fu ristabilita in Asia Minore con maggiore severità che mai.
Vediamo nel corso della rivolta ionica uno dei principali elementi di debolezza che segnò la nazione greca; vale a dire, la mancanza di unione e l’incapacità di un’organizzazione efficace. Non vi fu mai nulla che si possa chiamare “solidarietà tra i Greci asiatici”. Anche i membri della stessa tribù non avevano nulla che li unisse, tranne il culto di una divinità comune. Amando la libertà di più dell’unità, finirono per perdere la loro indipendenza.
(Libera traduzione dall’inglese da Outlines of Greek history: with a survey of ancient oriental nations di William Carey Morey, New York: American Book Company, 1903)
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L’intero anno del 491 a.C, fu tutto dedicato ai preparativi militari e diplomatici per l’offensiva persiana. Molte città greche ricevono ambasciatori che chiedono “terra e acqua”, vale a dire la loro sottomissione. Alcuni lo fecero, ma Atene, come Sparta, rifiutò e mise a morte gli ambasciatori persiani, senza però prendere misure concrete per anticipare la futura offensiva. L’esercito persiano è guidato dall’ammiraglio Dati e dal generale Artaferne, figlio del satrapo di Lidia che dovette fronteggiare la rivolta di Ionia e quindi nipote di Dario. L’inizio della spedizione è un successo: direttamente dal Mar Egeo, i persiani arrivano proprio sull’Eubea e sull‘Attica, dopo aver preso nel frattempo il controllo di Naxos e Delo (490). Grazie all’aiuto della marina fenicia, la dominazione persiana fu così stabilita con relativa facilità sulle Cicladi. Erodoto non ha lasciato dati sul numero di soldati persiani. Altri autori antichi successivi hanno proposto cifre del tutto fantasiose che vanno dai 100.000 ai 500.000 uomini. Gli storici contemporanei ritengono che vi abbiano potuto partecipare circa 25.000 uomini, cifra già considerevole per l’epoca. In totale, la flotta di Dati riuniva almeno 200 triremi.